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Artem Uss, parla il ministro Nordio: "Chiesi il carcere". Affondo sui giudici

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Affondo contro l'Anm e i giudici di Milano che con "cinque righe" hanno deciso che Artem Uss "può usare il braccialetto elettronico ed essere scarcerato" perché "ha una casa e una moglie" e difesa dell'operato di Governo e Ministero della Giustizia che "è completamente estraneo all'iter processuale". È il giorno del Guardasigilli Carlo Nordio nell'informativa alla Camera dei deputati sul caso del 40enne russo, figlio di un oligarca vicino a Putin, evaso il 22 marzo dai domiciliari a Basiglio nel Milanese 24 ore dopo l'ok all'estradizione negli Stati Uniti, dove è accusato di frode, esportazione illegale, riciclaggio di denaro, violazione delle sanzioni occidentali sulle tecnologie militari dual use e contrabbando di milioni di barili di petrolio in Venezuela.

Nordio ripercorre le tappe che hanno portato al 'caso' diventato internazionale con tanto di richiesta di doppia estradizione - da Washington e Mosca - prima della fuga in auto verso i Balcani. Il ministro chiese il "mantenimento della misura cautelare in carcere allo scopo di assicurare la consegna", torna a ribadire respingendo al mittente le accuse di inerzia piovute su via Arenula dopo che si è saputo come la mail del Dipartimento di Giustizia Usa del 29 novembre sia stata girata alla Corte di Appello di Milano il 21 dicembre, quasi un mese dopo la decisione sugli arresti domiciliari. Una nota che sarebbe stata "ripetizione pedissequa" di quanto già espresso più volte dagli americani "esterrefatti".

I giudici milanesi d'Appello, inclusi i tre componenti del Collegio da ieri sottoposti a procedimento disciplinare su iniziativa del Ministro, sarebbero stati "inondati di osservazioni sulla pericolosità e sul pericolo di fuga" come dimostrerebbe il parere della Procura generale di Milano che in "4 fitte pagine" espresse "contrarietà" ai "domiciliari con braccialetto elettronico" parlando di "appoggi internazionali" ed "elevate disponibilità finanziarie" che avrebbero permesso ad Uss di "dotarsi di documenti falsi, di entrare in clandestinità". Ora l'attenzione si focalizza su cosa accaduto dal giorno dell'evasione al 5 aprile - data della ricomparsa di Uss in patria - e da Roma sono in corso "approfondimenti" per "attivare le procedure di congelamento dei beni in Italia".

Il Viminale si concentra sul "braccialetto elettronico" che mandò l'ultimo segnale alle 13.52 del giorno incriminato. Il dispositivo è al centro di un giallo e dell'inchiesta sull'evasione affidata al sostituto procuratore di Milano, Giovanni Tarzia.

Mandò decine di segnali d'allarme nei 3 mesi e 30 giorni di reclusione all'ex cascina Vione, dei quali - da quanto apprende LaPresse - non è mai stata informata né la Procura generale che avrebbe potuto interpretare i 'segnali' come presunti tentativi di evasione e presentare ricorso in Corte di Cassazione per chiedere che fossero rivisti i domiciliari, né la Corte d'Appello che avrebbe potuto procedere ad aggravamento in carcere d'iniziativa. Per Fastweb, che gestisce assieme a Vitrociset la fornitura e il servizio dei dispositivi elettronici, quegli alert "indicherebbero la piena funzionalità del dispositivo nel segnalare alle forze dell'ordine l'allontanamento del braccialetto dal domicilio o possibili tentativi di manomissione" e non risultano causati da "alcun malfunzionamento del braccialetto elettronico assegnato a Uss".

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