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Terzo polo, Matteo Renzi e Carlo Calenda ai ferri corti. Cosa succede nel partito unico

Christian Campigli
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Tira, tira, tira alla fine il filo si rompe. E mai come in questo momento, Carlo Calenda e Matteo Renzi sono, realmente, a un passo da un clamoroso divorzio. Mille e più le ricostruzioni di questi giorni, scontri che vanno dalla richiesta di chiusura della Leopolda (una sorta di totem per i renziani), ad una gestione maggiormente condivisa dei soldi (che, fino ad oggi, pare siano stati usati nella pressoché totalità dagli esponenti di Azione). Sul quotidiano La Stampa esce un'indiscrezione che infiamma, in un attimo, gli animi (per altro, già tesi). “Calenda è pazzo, ha sbagliato pillole”, avrebbe detto, secondo il quotidiano torinese, Matteo Renzi. Parole non gradite da Calenda, che su Twitter, replica per le rime. “Matteo Renzi queste volgarità nascondono un nervosismo esagerato. Semplicemente hai provato a darci una fregatura e sei stato rispedito al mittente. Questa volta lo stai sereno non ha funzionato. Fine”. Dopo pochi minuti arriva la risposta lampo di Italia Viva. “Carlo, nessuno ha mai pronunciato quelle frasi. Qui c'è il testo pronto: vuoi firmare o preferisci di no? Nessuna fregatura, guarda il documento”.

 

 

 

I due leader stanno cercando di scongiurare quello che appare essere ormai inevitabile. Sono tre i possibili scenari. Il primo prevede una dose di realismo che, al momento, è complicato da tarare oltre il quindici per cento: si abbassano i toni, si crea il partito unico, consapevoli che, in caso contrario, i detrattori, nei prossimi anni, bolleranno il “Terzo Polo” solo come un accordicchio per entrare in Parlamento. Non va poi dimenticata la questione Forza Italia. Le condizioni di salute di Silvio Berlusconi hanno creato un clima di insicurezza dentro Forza Italia. Per il futuro che sarà. E, al di là degli auguri di altri cento anni di vita al fondatore di Fininvest, è naturale che Renzi guardi con interesse al partito più moderato e liberale del centrodestra. “È diventato direttore del quotidiano Il Riformista per attuare una sorta di opa su Fi”, racconta un dirigente di Azione. Calenda, dal canto suo, rischia di trovarsi con un cerino in mano. Impossibile per lui bussare alla porta sia di Pd e Cinque Stelle, che dei moderati. Un'ipotesi di isolamento che potrebbe portare l'ex Ministro dello Sviluppo Economico a più miti consigli. 

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