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Governo, la sinistra non perde l'ossessione fascista

Christian Campigli
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Una vera e propria ossessione. L’unico punto di contatto di uno schieramento, quello progressista, che su temi più concreti ed attuali va costantemente in ordine sparso. Il centrosinistra torna, insistentemente, a cavalcare l’onda dell’antifascismo. I pessimi risultati di Enrico Letta alle scorse elezioni di settembre non sono evidentemente serviti. Il nuovo Partito Democratico targato Elly Schlein prosegue su quel solco. Imperterrito. Anzi, se possibile, cerca di sottolinearlo con maggiore enfasi. E poco importa se, anche dalle urne del Friuli, giungono esempi concreti di come, questa politica, non convinca gli elettori. L’ennesimo esempio di questa fissazione è testimoniata dai quesiti posti al primo ministro, Giorgia Meloni, presente ieri al Vinitaly. La leader di Fratelli d’Italia ha dovuto rispondere ad un quesito tra il ridicolo e il grottesco. Ovvero se chiederà ai propri ministri, nemmeno fosse la madre di bambini di cinque, sei anni un po’ discoli, di partecipare alle commemorazioni per il 25 Aprile. «Non credo di doverglielo chiedere io. Queste sono valutazioni un po’ curiose che fate voi», ha risposto la Meloni, con un mix di fastidio e sorpresa. Una domanda che mai sarebbe stata posta a un premier di sinistra. Una sorta di peccato originale, quello di rappresentare uno schieramento conservatore, da espiare ogni giorno.

 

 

Un secondo esempio di questa lenta e stonata litania giunge da Milano. Il sottosegretario all’Istruzione, Paola Frassinetti, ha partecipato ieri ad una commemorazione importante, quella di Fausto Tinelli, un diciottenne ucciso il 18 marzo del 1978 insieme all’amico Iaio Iannucci. I due adolescenti erano insieme in un bar del centro sociale Leoncavallo di Milano. Stavano per andare a casa di Tinelli, per cenare insieme, come ogni altro sabato sera. Avrebbero poi assistito a un concerto di jazz, al centro sociale che erano soliti frequentare. Pochi minuti prima delle 20 entrarono in via Mancinelli, quando furono affrontati da tre persone, una delle quali, come riferirono testimonianze postume, indossava un impermeabile chiaro. I tre malviventi aprirono il fuoco su Iannucci e Tinelli, uccidendo il primo e lasciando gravemente ferito sul selciato il secondo, che morì poco dopo in ospedale. Un duplice omicidio irrisolto, che non hai mai portato ad una condanna. Considerato però uno dei tanti, troppi episodi di vittime di quella assurda guerra tra destra e sinistra, che ha insanguinato le strade italiane negli anni Settanta. Due giovani ricordati anche dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel suo discorso di insediamento a Palazzo Madama.

 

 

La presenza del sottosegretario è, evidentemente, un tentativo di pacificazione. Un gesto tutt’altro che simbolico, ma che, evidentemente, non a tutta la sinistra piace. «Non c’entra niente con quello che sto facendo, non voglio parlare di storia né di fascismo. Sono qui per commemorare Tinelli. Già da solo questo gesto parla delle mie sensibilità contro ogni violenza». Parole chiare quelle pronunciate da Paola Frassinetti rispondendo a chi le chiedeva se fosse una buona occasione per definire il fascismo «male assoluto». «Non vorrei inerpicarmi in discussioni storiche che non mi competono - ha risposto - oggi il governo è qui a commemorare questo ragazzo di sinistra, del Leoncavallo, che è stato ucciso. Prendiamo questo spunto come uno spunto positivo invece di andare a cercare sempre cose che dividono».

 

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