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Il ministro Lollobrigida: meglio agricoltori che sul divano col Reddito

Christian Campigli
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Braccia rubate all'agricoltura. E donate al reddito di cittadinanza. Per anni, con un atteggiamento tipicamente snob, lavorare nel primo settore è stato bollato come una diminutio. Un qualcosa di degradante, socialmente peggiore perfino rispetto al sopravvivere col sussidio di Stato. Una filosofia ribaltata a trecentosessanta gradi dal governo di centro destra. «Nelle campagne c'è bisogno di manodopera e i giovani italiani devono sapere che non è svilente andare a lavorare in agricoltura. Anzi, quello che non è un modello di civiltà è non andare a lavorare, stare sul divano e gravare sulle spalle altrui col reddito di cittadinanza. I nostri imprenditori agricoli hanno bisogno di manodopera esterna, quando manca quella interna. Lo dico a tutti quelli che pensano di poter stare sul divano a ricevere il reddito di cittadinanza, perché secondo loro quello nei campi è un lavoro indegno da consegnare solo a nuovi schiavi provenienti da fuori. Non è un modello di civiltà. Ognuno è libero di scegliere. Ma chi non vuole andare a lavorare non può gravare sulle spalle degli altri». Parole, chiare e nette, quelle espresse ieri pomeriggio dal ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, intervenuto dal palco di Vinitaly.

L'esponente di Fratelli d'Italia è un convinto sostenitore della necessità di invertire la rotta anche in termini culturali. Non è un caso che, due giorni fa, abbia ribadito la necessità, per l'Italia, di «valorizzare gli istituti agrari, occorrono adeguata formazione e orientamento. Questi istituti rappresentano, in molti casi, eccellenze nel settore e vanno potenziati attraverso un’adeguata formazione e orientamento».

Lollobrigida ha parlato anche di flussi migratori. «In Italia, per dare supporto ad alcuni settori c’è bisogno di immigrazione legale. E il primo nemico dell’immigrazione legale è l’immigrazione clandestina. Sui flussi c’è la volontà di organizzarli seriamente, quello che non è stato fatto in questi anni, cercando di rapportarci con le nazioni di provenienza per fare formazione lavorativa ma anche linguistica e civica, per permettere una reale integrazione».

Una posizione, quella del ministro, condivisa da Coldiretti che ha portato una serie di numeri a sostegno di questa piccola, grande rivoluzione.
Nelle campagne italiane c'è posto ancora per «almeno centomila giovani», dopo che lo scorso anno, secondo i dati della stessa associazione, sul milione di lavoratori entrati in agricoltura con un contratto di dipendente uno su tre era rappresentato da under 35. Dati che, già così, sono assai significativi. Ma ai quali vanno aggiunti gli oltre cinquantacinquemila giovani imprenditori italiani che sempre nel 2022 aveva scelto di investire nella terra, dalla coltivazione all'allevamento, dall'agriturismo.

Coldiretti, come ricorda l'agenzia di stampa AdnKronos, segnala anche le figure specializzate più richieste, come i trattoristi, i serricoltori, i potatori e i tecnici dell'agricoltura 4.0 per guidare droni, leggere dati meteorologici ed utilizzare gli strumenti informatici. L'inserimento dei giovani italiani nel mondo dei campi è favorito dalla necessità di colmare la mancanza di manodopera che ha duramente colpito le campagne lo scorso anno, con la perdita rilevante dei raccolti agricoli nazionali. Alla più grande manifestazione dedicata al mondo del vino era presente anche il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. «Un "bicier" del buono fa solo bene alla faccia degli invidiosi che si inventano etichette strane. Ci sono tantissimi giovani in gioco che hanno recuperato il podere del nonno, alla faccia del reddito di cittadinanza. Lo dico in un momento in cui tira un’aria strana tra farine di insetti, carne sintetica e formaggi strani»

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