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Gara a intestarsi il salario minimo, dal M5S accusano il Pd: “Ci copiano”

Edoardo Romagnoli
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La corsa delle opposizioni a intestarsi il salario minimo legale approda in Commissione Lavoro alla Camera. Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra italiana depositano però cinque testi diversi: tre dei dem, una del Movimento di Conte e una dei Verdi-Sinistra italiana. Diversi, ma non troppo vista la polemica nata sul testo depositato dai dem, a detta del M5S, molto simile al loro. I grillini avevano una proposta presentata al Senato che risale al 2018, poi calendarizzata il 13 ottobre, mentre il Pd l’ha depositata alla Camera il 24 ottobre. Il passaggio incriminato sarebbe sulla definizione di retribuzione minima. In tutti e due i testi viene indicato come debba essere «sufficiente e proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro prestato», come prevede l’art.36 della Costituzione. Nella proposta presentata da Giuseppe Conte il salario minimo legale «non può scendere sotto i 9 euro lordi l’ora». Oltre a una detassazione per gli anni 2023-2025 degli «incrementi retributivi previsti dai contratti collettivi di lavoro».

 

 

La proposta dell’Alleanza Verdi-Sinistra italiana, composta da 6 articoli, propone un trattamento economico minimo orario che «non può essere in ogni caso inferiore a 10 euro l’ora». Per il Pd invece il salario minimo non può «essere inferiore a 9.50 euro l’ora». Anche qui sono previsti dei benefici economici per i datori di lavoro, ma «limitati» a quelle che «applicano contratti di lavoro che siano stati rinnovati entro dodici mesi dalla scadenza prevista». Altro punto previsto è l’aggiustamento automatico dei salari sulla base della variazione dell’indice dei prezzi al consumo armonizzato tra i Paesi dell’Unione. In tutte e cinque le proposte si affida alla contrattazione collettiva fatta dalle organizzazioni maggiormente rappresentative il compito di fissare il salario minimo per ogni settore. Una mossa per escludere i «contratti pirata», ossia quei contratti stipulati da organizzazioni sindacali e soprattutto da organizzazioni datoriali di scarsa o nulla rappresentatività.

 

 

Se l’obiettivo delle opposizioni è arrivare a una legge sul salario minimo il fatto di aver proposto cinque testi, di cui tre solo dal Pd, rischia di diventare un autogol. Giorgia Meloni non ha fatto mistero di essere contro il salario minimo e con i numeri di cui gode in Parlamento se le opposizioni non sapranno fare fronte comune non passerà mai. E allora il dubbio che sorge è che sia una mossa per intestarsi la battaglia senza troppe preoccupazioni su come andrà a finire.

 

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