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Balneari, la questione va risolta entro aprile. Si punta alle mappatura

Edoardo Romagnoli
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La partita dei balneari rimane aperta. L’ultimo capitolo è la sentenza del primo marzo della sesta sezione del Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso dell’Agcm, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, contro la decisione del Comune di Manduria, in provincia di Taranto, di prorogare fino al 2033 le concessioni. «La proroga automatica di tutte le concessioni demaniali marittime si pone in contrasto con il diritto europeo» dice la sentenza. Una sentenza che, potrebbe, a cascata aprire una serie di ricorsi su tutto il territorio. C’è anche un problema che riguarda i Comuni che si trovano i titoli in scadenza per legge e la necessità di sapere subito cosa fare per riassegnarli. Se ritardano l’applicazione della Bolkestein potrebbero essere citati dalla Corte dei Conti per il danno causato dai mancati introiti. Oltre al fatto che dal 1° gennaio 2024 si potrebbe configurare il reato di occupazione abusiva di area demaniale con il conseguente rischio di sgombero.

 

 

Il governo punta sulla mappatura perché potrebbe dimostrare che i beni, le aree demaniali, non sono poche, anzi. E questo darebbe al governo una carta in più per trattare con l’Europa convincendoli che ci sono gli spazi per consentire l’ingresso di nuovi concessionari. La delega al governo per realizzare la mappatura, prevista dalla legge sulla concorrenza approvata dal governo Draghi, doveva arrivare entro il 27 febbraio 2023, termine prorogato dal «Milleproroghe» al 27 luglio 2023. In più il testo prevede la proroga della validità delle concessioni fino al 31 dicembre 2024 e l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri di un «tavolo tecnico» con compiti di consulenza e di indirizzo sulla materia. In caso di «ragioni oggettive» che impediscano la conclusione delle gare entro il 31 dicembre 2024, questa scadenza potrebbe slittare alla fine del 2025. Un rinvio che non ha convinto l’Unione europea che ha minacciato una procedura di infrazione, ma non ha convinto neanche il Quirinale che ha promulgato la legge con riserva.

 

 

Le soluzioni per sbrogliare la vicenda sono principalmente tre: la prima è la mappatura, la seconda è la proroga fino a 20 anni delle concessioni in base agli investimenti effettuati dalle imprese e la terza prevede una differenziazione dei casi. Cioè le concessioni vengono divise in due tipologie: quelle pre 2009, ossia assegnate prima del recepimento della direttiva Bolkestein, e quelle post 2009. Le prime verrebbero escluse dalla messa a gara, mentre le seconde no. Oltre a queste tre possibilità l’esecutivo starebbe valutando anche l’opzione di inserire il capitolo delle concessioni balneari all’interno della legge di delegazione europea, il cui contenuto è limitato alle disposizioni di delega necessarie per il recepimento delle direttive comunitarie. Un altro strumento potrebbe essere quello di un decreto infrazioni che arriverà in Consiglio dei ministri a metà marzo. Qualcosa deve accadere prima del 20 aprile quando si pronuncerà la Corte di giustizia europea che potrebbe rendere effettiva l’applicazione della direttiva Bolkestein incidendo anche sui criteri di messa a gara. Circostanza che renderebbe inammissibili perfino quelle tutele che il governo Draghi aveva previsto per offrire degli indennizzi e una corsia preferenziale ai gestori uscenti.

 

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