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Migranti, quando la sinistra difendeva i confini non era uno scandalo: era la linea di Prodi

Mario Benedetto
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A ben vedere l’immigrazione non è una novità quale priorità di un governo. E non sono novità o eresie neppure le soluzioni proposte per la sua gestione. Molto semplice, regolare gli arrivi significa assicurare un’integrazione efficace e pacifica nelle nostre città e significa assicurare condizioni dignitose e civili a chi raggiunge il nostro Paese per cercare conforto, non per finire ai bordi di una strada. Con la massima solidarietà nei confronti di chi, nel raggiungerci, si trovi in condizioni di pericolo o difficoltà. Lo dimostra il nostro valore dell’accoglienza, dal passato più lontano sino ai 9,000 salvataggi compiuti dalla Guardia Costiera da gennaio a oggi. Giusto ricordarlo in questi giorni, nei quali vengono in mente purtroppo anche altre tragedie del passato, dolorose per tutti. Il pensiero va a un accadimento in particolare, che consente di fare una riflessione.

 

 

Nota come tragedia di Otranto, si tratta del naufragio dell’imbarcazione albanese Katër i Radës avvenuto nel 1997. Aveva a bordo 120 profughi in fuga dall'Albania ed entrò in collisione nel canale d'Otranto con la corvetta Sibilla della Marina Militare italiana. La nave affondò, di 81 persone si riuscirono a recuperare i corpi senza vita, con oltre 20 dispersi, 34 i superstiti. Era stata avvisata per prima dalla fregata Zeffiro, impegnata nell'operazione Bandiere Bianche. Di cosa si trattava? Di un’operazione di blocco navale realizzata per limitare gli sbarchi dalle coste albensi delle carrette del mare provenienti dalle coste albanesi. Dopo pochi minuti intervenne la corvetta Sibilla per effettuare le manovre di allontanamento. Gli scafisti non collaborarono, ne conseguì l’urto con il successivo affondamento dell’imbarcazione. Vennero condannati in via definitiva lo scafista a capo della motovedetta albanese nonché il comandante della Sibilla, con pena ridotta nell’ultimo grado di giudizio. Ministro dell’Interno era Giorgio Napolitano, presidente del Consiglio, Romano Prodi. Che, commentando l’acceduto, non mancò di sottolineare la tutela doverosa della nostra sicurezza e della legalità che il governo deve garantire rispetto al fenomeno dell’immigrazione clandestina. Una posizione condivisibile e di buon senso espressa tramite parole che, se pronunciate oggi, probabilmente farebbero gridare allo scandalo e al rischio intolleranza. Invece allora andavano bene. E non è un caso isolato.

 

 

L’accaduto, infatti, ci consente di ricordare altri protagonisti e circostanze, dalle più remote nel tempo sino alle più recenti, hanno un sapore simile. Nel 2022 anche il leader di Azione, Carlo Calenda, secondo dichiarazioni del 18 settembre, era per il blocco delle rotte di migrazione illegale, nonché per un ingresso controllato dei migranti e per il grande rigore nel controllo dei confini. Una posizione confermata a distanza di pochi giorni a Porta a porta, dove Calenda arrivò addirittura a dire che non si può fare come vuole la sinistra, prendendo però come modello l’operato di Marco Minniti da ministro dell’Interno, con una necessaria linea dura e la necessità di fermare le partenze con accordi bilaterali. C’è anche il caso di un politico di lungo corso, esperto e saggio come Pierferdinando Casini, come noto storicamente democristiano e attualmente senatore del Pd. Le sue parole da presidente della Commissione Affari esteri del Senato ci riportano al 2015, quando dichiarò che sull’immigrazione non si poteva perseguire la via del "buonismo", sollecitando la collaborazione dell’Europa, invocando l’esigenza di usare il "pugno duro" e di ricorrere se necessario a un blocco navale. A noi ogni conseguente riflessione.

 

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