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Schlein agita il Pd: "Decide tutto da sola". Il rischio scissione c'è

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Giada Oricchio
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Elly Schlein mette tutti d’accordo? Non proprio. La neo segretaria del Partito Democratico sarebbe già alle prese con la fronda interna dei capicorrente dem. Secondo un retroscena di “Affaritaliani.it”, il decisionismo di Schlein fa pari con quello della premier Giorgia Meloni al governo e agita i palazzi politici: “Il Transatlantico, racconta di una leader ‘davvero tosta’. Il punto chiave e di rottura rispetto al passato è che Schlein non ascolta i capicorrente, si fa dare dei consigli o delle rose di nomi, ma poi decide lei. In piena e totale autonomia”.

Il giornalista Alberto Maggi riferisce di “primi malumori, sottotraccia, tra i leader storici del Pd che l'hanno appoggiata alle primarie, come Dario Franceschini, Peppe Provenzano, Andrea Orlando, Nicola Zingaretti e Francesco Boccia. (…). Men che meno Schlein ascolta quelli dell'altra barricata, ovvero Stefano Bonaccini e il leader di Base Riformista, ex ministro della Difesa, Lorenzo Guerini”.

Sarà la segretaria Pd a stabilire eventuali nomi nuovi per i capigruppo di Camera e Senato e sarà sempre e solo lei a dare il via libera all’incontro con Giuseppe Conte per un riavvicinamento al M5s: “Al momento non ci sono sentori di scissioni verso il centro, ma il vero banco di prova per Schlein è la politica estera. Su quel tema deve stare attenta” si legge sul sito d’informazione. Già, perché la posizione dell’ex vicepresidente della Regione Emilia-Romagna sull’Ucraina sembra meno atlantista del suo predecessore Enrico Letta. Se sposasse la linea dei pentastellati, ci sarebbe un terremoto nel Pd “con uscite di big come Guerini, Piero Fassino, Bonaccini e diversi sindaci tra i quali Dario Nardella e Giorgio Gori”.

 

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