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Primarie, nel Pd è già iniziato il valzer delle poltrone

Edoardo Romagnoli
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Le primarie sono ancora lontane, ma il valzer delle poltrone nel Pd è già iniziato. Alla base c’è un dato di fatto: sia che vinca Bonaccini, sia che vinca Schlein le cariche del partito non potranno rimanere quelle che sono. Soprattutto se i due candidati alla segreteria vorranno rendere concreta la promessa di discontinuità che tanto stanno sbandierando in questi mesi.

Sicuramente l’ex governatore dell’Emilia Romagna, non essendo un parlamentare, avrà bisogno di uomini fidati all’interno delle aule altrimenti rischia di essere un generale senza truppe. Va da sé che il futuro di Simona Malpezzi e di Debora Serracchiani sembra già segnato. Se discontinuità deve essere sembra complicato che la capogruppo al Senato e quella alla Camera, scelte entrambe da Letta, possano rimanere al loro posto.

Tra i nomi che circolano per il posto di capogruppo alla Camera c’è Simona Bonafè, attuale vicepresidente del gruppo a Montecitorio. I dem però devono stare attenti alla frattura, sempre dietro l’angolo in casa Pd, soprattutto perché chiunque vinca non potrà giocare un asso pigliatutto e quindi i due contendenti dovranno scendere a patti. E forse sotto questa lente si può leggere la dichiarazione di Bonaccini: «Se vincerò io chiederò ad Elly di collaborare».

Una collaborazione che potrebbe portare proprio l’italo svizzera adiventare capogruppo alla Camera. Oltre Bonafè e Schlein ci sarebbe anche un altro nome: Enrico Letta. L’ipotesi, suggestiva, sarebbe nata poco dopo Primarie È il giorno in cui si svolgeranno le consultazioni per decidere il nuovo segretario del Pd l’ormai celebre intervista del segretario uscente al New York Times in cui elogiava l’operato del Governo Meloni. Un’uscita talmente insolita che, tra le file dei sostenitori della Schlein, ha fatto pensare a un tentativo di rientrare dalla finestra rompendo il patto fra il governatore emiliano e la pasionaria di Lugano.

Tra l’altro ci sarebbe anche un precedente, quando nel 2009 Franceschini, uscito sconfitto dalle primarie con Zingaretti, venne nominato proprio capogruppo alla Camera. L’operazione rimane comunque difficile, ma non impossibile. Di sicuro in questo cambio della guardia si dovrà tenere conto dell’equilibrio di genere; non si possono cambiare due donne con due uomini. Non è un caso se Bonaccini ha già fatto sapere che, in caso di vittoria, Pina Picierno diventerà vicesegretaria del partito. Il nodo delle poltrone sembra essere anche uno dei pochi punti di attrito fra i due contendenti. Schlein ha ribadito più volte che nessuno dei big che la sostiene le abbia chiesto poltrone auspicando che anche per gli altri candidati sia così «perchè ne sto vedendo di tutti i colori».

Bonaccini da parte sua ha fatto sapere più volte di voler operare un ricambio nella classe dirigente. La parola d’ordine, quindi, sembra essere: rinnovamento, anche perché la rottamazione non ha portato grandi risultati. Male facce nuove si faticano a trovare. Lo stesso Gianni Cuperlo, in una recente intervista, ha sottolineato come "dietro a lui (Bonaccini, ndr) come dietro a Schlein vedo ripararsi il solito e inamovibile establishment, quello che ha passato ogni temporale senza bagnarsi».

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