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Regionali Lombardia, Fontana stravince su Majorino e trionfa nei centri Covid

Gaetano Mineo
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Il successo oltre le aspettative del centrodestra riconferma Attilio Fontana governatore della Lombardia col oltre il 55%, staccando di oltre 20 punti il principale avversario, Pierfrancesco Majorino, candidato PD-M5S. Non c’è partita, invece, perla candidata del Terzo polo, Letizia Moratti, che va oltre il 9% e ancor meno per la candidata di Unione Popolare, Mara Ghidorzi, che sfiora 1,5%. «Il primo sentimento è la gioia per i lombardi che hanno capito il nostro lavoro - afferma il vincitore Fontana Una vittoria che tocca tutti i territori e figlia del grande dialogo con le componenti di tutta la regione».

Per il riconfermato presidente della Lombardia, il risultato della Lega e della lista civica a lui collegata, che riducono lo svantaggio nei confronti di Fratelli d’Italia rispetto alle Politiche, è «la dimostrazione che il radicamento sul territorio riesce sempre a pagare. Sia all’interno della Lega che dalla mia lista civica c’erano persone che hanno dimostrato in passato di saper svolgere bene il ruolo di amministratori». Dunque, il centrodestra vince e cresce se si pensa che alle Regionali del 2018, Fontana veniva eletto col 49,75% dei voti. Un centrodestra che non si spacca, quindi, come auspicava Azione, che già registra le dimissioni del suo segretario regionale lombardo Niccolò Carretta, secondo cui, «il risultato è fallimentare e dimostra l'incomprensibilità delle nostre scelte». Intanto, Majorino annuncia che lascia il Parlamento Ue per indossare i panni di consigliere regionale, spiegando che darà il suo «contributo stando a opposizione».

Anche l’esponente Dem ammette la «netta vittoria del centrodestra», ma sottolinea che «il dato dell’astensionismo è preoccupante, non va trascurato, però non deve essere un alibi perché siamo di fronte a un’affermazione della destra assolutamente netta».

Va detto che Majorino è un esponente Pd, un marchio che, dopo la fallimentare gestione Letta e dopo gli euro -scandali del lombardo Panzeri, certamente non lo ha aiutato a catturare consensi fuori dalla base sempre più ristretta del suo partito. Si aggiunga che il Pd, in questi mesi, è sembrato più dedito al congresso che alle elezioni. Poi c’è la nota dolente, per l’appunto, l’astensione, la più bassa di sempre. Alle urne s’è recato, infatti, il 41,6% dei votanti rispetto agli aventi diritto al voto. Cinque anni fa, invece, -si votò una sola giornata assieme alle Politiche l’affluenza fu del 73,1%.

Batosta anche per il M5S, che di certo non ha portato alcun valore aggiunto all’alleanza col Pd. Gli ultimi risultati che arrivano dalle urne, evidenziano Fratelli d’Italia confermarsi con il 26,3% (scorse Regionali 3,6%), seguito dal Pd 22,3%, Lega 16%. Ben distaccati, FI 6,5%, lista Fontana presidente 5,4%, lista Moratti presidente 5,2%, M5S 4,3%, Azione -Italia Viva 4,3%, lista Majorino presidente 4,1%, Alleanzaverdi e sinistra il 3,1%, Unione popolare l’1,3%, Noi moderati -Rinascimento l'1,2%. Numeriche disegnano un nuovo scenario politico soprattutto nel centrodestra dove c’è chi parla di «destra-centro» per dirla con l’esponente di FdI, Daniela Santanchè. Non solo, la stessa ministra del Turismo è anche convinta che al partito della Meloni spetti la vice presidenza della Regione e «almeno otto o nove» assessori. Dagli alleati, al momento, arriva un «valuteremo a bocce ferme». 

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