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Primarie Pd, guerra di voti: rimonta di Schlein e Bonaccini sbotta

Claudio Querques
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E per fortuna che doveva essere un confronto aperto e leale. Una sfida tra candidati dello stesso partito in lizza per la segreteria. Lo starter non ha fatto in tempo a dare il via al voto e subito si è scatenata una guerra di dati tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini. Tutto è cominciato quando in rete sono finiti i primi risultati dei congressi, i sondaggi Bidimedia relativi ad una quarantina di circoli tra Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Toscana Liguria e Friuli-Venezia Giulia. Davano la deputata italo-svizzera in lieve vantaggio su Bonaccini, il suo principale competitor.

Sorpasso in vista? Battevano i primi lanci di agenzia. No. Anzi. E allora perché diffondere quei risultati così parziali? Per inciso: si vota fino al 12 febbraio, ad eccezione di Lazio e Lombardia, dove si andrà alle urne per le regionali, dove per i soli iscritti c’è tempo fino al 19. Da questa fase verranno fuori i due nomi che si contenderanno le leadership dem alle primarie aperte del 26 febbraio. Per Bidimedia, dicevamo, la Schlein era al 45,3%, Bonaccini al 44,1%, Cuperlo all’8,5% e la De Micheli al 2,1%. Mentre, altro dato relativo a oltre 30 circoli (sempre tra Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia-Giulia, Liguria e Piemonte, su oltre mille votanti Bonaccini aveva il 45,5%, Schlein il 44,5%, Cuperlo l’8%, De Micheli il 2%.

La diffusione di questi primi risultati ha irritato non poco lo staff del governatore dell’Emilia Romagna che ha subito ha diffuso una nota per «evitare la diffusione di dati parziali e fuorvianti», «nel rispetto – si legge - degli iscritti del Pd che non meritano tristi strumentalizzazioni». Da qui l’ulteriore precisazione: dei 2.787 voti validi a Bonaccini ne sono andati 1.493, ovvero il 53% contro i 1.014 della Schlein (36,38%), i 191 per Gianni Cuperlo (6,85% ) e 89 per Paola De Micheli (3,19). Risultati parzialissimi che pure prefigurano lo scontro finale. La Schlein ha messo in moto una macchina elettorale molto agguerrita. Dietro il nuovo che avanza c’è infatti il vecchio che non arretra.

L’apparato di ieri e di oggi che si ripropone per gestire il partito domani in nome e per conto della Schlein. Più che un candidato uno scudo umano. Così dicono le malelingue. Ma Elly, sostenuta dalle Sardine, va avanti. La riscoperta del "territorio" è il nuovo mantra. Circoli che fino ieri avevano tenuto la saracinesca abbassata e piene di ragnatele l’hanno risollevata. Oggi in tour in Toscana: Massa Carrara, Viareggio, Lucca, Pistoia e Prato. Primo appuntamento alle 10, ultimo alle 21. Gallerie, sedi dell’Arci, sale cinematografiche, centro congressi. Da Catania a Dorgali, sosta a Torino e ripartenza. Una trottola impazzita. Dietro si trascina un codazzo di correnti: l’Area dem di Franceschini; Prossima di Zingaretti; Dems di Orlando, il lettiano Boccia.

Nel partito che ha generato 8 segretari in 15 anni e importato in Italia le primarie – salvo eleggere il suo ultimo leader per acclamazione – nulla è impossibile. Dunque via la seriosità, la tristezza il sorriso stereotipato di chi ha fatto della politica la sua professione, quel messaggio distruttivo che ha sbriciolato il pd e rischia di trasformarlo in una presenza irrilevante. Elly per molti è l’ultimo treno, il tentativo disperato di occultare i disastri del passato. «Il nuovo Pd deve aprire porte e finestre, deve entrare aria pulita e nuova. Le candidature non sono tutte uguali sul metro della discontinuità, per questo io e tanti altri sosterremo Schlein. Lei è il segnale della discontinuità», si scalda come non accadeva da tempo Federico Fornaro all’Assemblea di Articolo 1. La Schlein è l’anti-depressivo, la scossa a sinistra che serve per risvegliare il corpaccione anchilosato del partito. Ben sapendo che la vera sfida sarà riportare chi già diserta le urne in quel che resta dei gazebo. 

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