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Il piano Meloni per l'Europa: boom nei sondaggi e intesa con il Ppe. La destra rivoluzione l'Ue

Pietro De Leo
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C'è un cantiere la cui opera non è neanche più tanto sotterranea, ma ha mostrato vigore e rumore dal recente incontro tra la premier italiana Giorgia Meloni, leader della famiglia europea dei conservatori, ed il numero uno del Partito Popolare europeo Manfred Weber. E sembra portare, quel cantiere, alla costruzione del centrodestra europeo. A lungo evocato e mai realizzato, ora pare prospettiva concreta in questa parte finale di quinquennio del Parlamento Comunitario, che tornerà al voto nel 2024.

Ci sono alcuni segnali, alcuni da interpretare ed altri invece sintomi concreti ed oggettivi, che suggeriscono lo sguardo a questa ipotesi. Siccome è buona norma leggere ogni dichiarazione in chiave politica, non sfugge agli osservatori che, per esempio, lo stesso Weber, esponente della Csu bavarese, nel momento massimo del contenzioso tra l'Italia e la Francia sulla gestione dei flussi migratori si era pubblicamente pronunciato a sostegno delle ragioni del Belpaese.

La seconda questione è di contesto, e riguarda l'impatto del Qatargate, che ha colpito, di fatto, la famiglia socialdemocratica, nella struttura di un'alleanza per forza, quella con i popolari, che sovente ha mostrato più d'una burrasca, esempio ne è il voto sul pacchetto fit for 55. E poi c'è la prassi nazionale, che qui e là per il Vecchio Continente va disegnando una geografia di avvicinamento tra Ppe e conservatori. La vicenda italiana è sicuramente il caso di scuola del fenomeno, dove, appunto, l'aggancio tra le due famiglie è un fatto strutturale nel centrodestra, e non una necessità d'emergenza per formare governi. E la numero uno dei conservatori europei, Giorgia Meloni, si trova spalla a spalla con la Forza Italia di Silvio Berlusconi, per lunghi anni leader del maggior partito mediterraneo della famiglia popolare, che al governo esprime, tra gli altri, Antonio Tajani, per trent' anni nel gotha del Ppe, in una lunga esperienza comunitaria al Parlamento e in Commissione.

L'Italia, dunque, può essere perno meridionale di quest' orizzonte, che però vede già evoluzioni interessanti. Sicuramente un dato è quello della Svezia. Qui, infatti, i Democratici Svedesi, che appartengono alla famiglia dei conservatori e riformisti europei, hanno marcato le cronache di fine 2022 con lo sforamento di quota 20% alle elezioni politiche, ottenendo 73 seggi al Riksdag. E garantendo appoggio esterno alla premiership di UlfKristersson hanno consentito la nascita di un governo con il Partito moderato e i Cristiano democratici, entrambi nel Ppe, e i Liberali, che invece sono nell'Alde. Importante, poi, è l'ottica sul 2023, dove alcuni appuntamenti elettorali potranno dirci di più sulla staffetta verso le elezioni europee. Sicuramente molto interessante, specie per l'ottica mediterranea, sarà capire quel che potrà accadere in Spagna.

Negli ultimi giorni, la testata «El Independiente» ha tracciato una disamina dei sondaggi in vista delle elezioni generali che si svolgeranno in autunno. Nella coda del 2022, Vox, partito guidato da Santiago Abascal appartenente alla famiglia dei conservatori, si attesta dopo una serie di sali-scendi poco sopra il 15%, cifra analoga a quanto ottenuto nel 2019. Il Partito Popolare, invece, è dato al 31%, staccando i socialisti di 6 punti circa. Considerando la liquefazione del movimento centrista Ciudadanos, che potrebbe addirittura restare fuori dal Parlamento, il dialogo con Voxappare un sentiero realisticamente obbligato se si vuol arrivare alla formazione del governo in grado di portare avanti iniziative di centrodestra.

Altro appuntamento elettorale da seguire, poi, sarà la Polonia, e il destino del Pis (Diritto e Giustizia), anche questo appartenente alla famiglia dei conservatori e da due decenni al governo di Varsavia. Capitolo Finlandia. Qui, il governo della pop-socialdemocratica Sanna Marin vede l'affanno della coda del mandato (con grandi difficoltà nel consenso dei suoi alleati), e i sondaggi attestano al primo posto il Partito di Coalizione Nazionale, con poco meno del 25% dei consensi.

Nel caso in cui si confermasse in testa, potrebbe essere playmaker del prossimo governo. In cui non è escluso che il partner sia il partito dei Veri Finlandesi, attualmente in un testa a testa con i social democratici, da cui li separa un 1,5% dei consensi. Il Partito di Coalizione Nazionale appartiene alla famiglia del Ppe, Veri Finlandesi a quella di Identità e Democrazia (non dei conservatori, dunque).

E la circostanza apre all'altra domanda, ossia se il «centrodestra europeo» possa eventualmente comprendere forze anche di questo comparto politico comunitario. Anche qui c'è una circostanza a rilevare, e passa ancora una volta per l'Italia, dove la Lega, con il leader Matteo Salvini vicepresidente del Consiglio, è al governo con Fratelli d'Italia e Forza Italia.

E sempre la Lega aveva fatto avere, lo scorso gennaio, il suo appoggio a Roberta Metsola (Ppe) nell'elezione alla Presidenza del Parlamento europeo, riconoscendone un retaggio culturale comune su immigrazione e tutela della vita. Circostanza non da poco, che mostra come il filo del dialogo tra popolari e conservatori potrebbe essere solo il primo passo di un progetto ancora più ambizioso, fondato su una piattaforma programmatica che già in più d'un Paese vede delle istanze comuni. 

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