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Manovra, siluro di Meloni alla sinistra: “Evocano l'esercizio provvisorio perché lo vogliono”

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Ci sono ancora nodi da sciogliere sulla manovra. Mercoledì mattina è prevista una riunione del Consiglio dei ministri. Al momento non c’è un ordine del giorno ma non è escluso che possa essere l’occasione per il governo, tra i vari temi, di autorizzare la questione di fiducia sulla legge di bilancio. I lavori in Commissione alla Camera vanno a rilento, dopo cinque giorni di sedute - nel corso delle quali si è proceduto quasi solo ad accantonamenti e bocciature di testi delle opposizioni in attesa di quelli del governo - questa sera è prevista una riunione della Conferenza dei capigruppo che dovrebbe definire i tempi dell’iter della manovra in Parlamento. La seduta nella sala del Mappamodo procede verso la votazione ad oltranza in notturna. Se questa notte la maggioranza riuscirà, d’intesa con le opposizioni, nel voto degli emendamenti depositati dal governo e delle forze politiche, si potrebbe arrivare domattina al conferimento del mandato ai relatori. In questo caso l’approdo della manovra in aula è atteso mercoledì 21 dicembre, quando il governo dovrebbe apporre la fiducia al testo, da votare il giorno successivo per poi procedere venerdì 23 all’ok finale al provvedimento emendato. Il passaggio in Senato potrebbe avvenire così tra il 27 ed il 28 dicembre, per evitare il rischio di slittare in esercizio provvisiorio di bilancio dal 1 gennaio 2023.

 

 

 La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rassicura sul rispetto dei tempi. Chi dall’opposizione «evoca l’esercizio provvisorio cerca l’esercizio provvisorio, quindi mi fa sorridere che evochino una cosa che in mente loro vorrebbero. Per quanto ci riguarda noi andiamo avanti e mi sento di garantire che ci sarà una legge di bilancio nei tempi in cui deve esserci», osserva la premier. 

 

 

Cosa accade in caso di mancata approvazione del bilancio entro fine anno? «L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi», dispone l’articolo 81 della Costituzione. La spesa pubblica viene dunque consentita «per dodicesimi», ovvero: per ogni mese è utilizzabile al massimo un dodicesimo delle poste iscritte nei capitoli del progetto di bilancio. L’ultima volta in Italia l’esercizio provvisorio è stato utilizzato nel 1988, durante il breve governo guidato dall’esponente della Dc Giovanni Goria.

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