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Governo, la linea Meloni a Bruxelles: "Più Italia in Europa, non viceversa"

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Due passaggi, inseriti da Giorgia Meloni in avvio e al termine delle comunicazioni rese alla Camera in vista del Consiglio europeo di giovedì, caratterizzano più di altri la linea che il nuovo governo intende seguire a Bruxelles. Nel primo si chiarisce che l'obiettivo dell'esecutivo "è avere, piuttosto che più Europa in Italia, più Italia in Europa". "La convinzione" della premier è infatti che l'Italia "debba e possa giocare un ruolo da protagonista" nell'interesse dell'intera Unione, "ma avendo sempre come stella polare la difesa del proprio interesse nazionale".

L'impegno del governo, aggiunge perciò Meloni, "è dimostrare quanto l'Italia possa essere un valore aggiunto nel contesto europeo, stravolgendo la falsa narrazione di un'Italia che arrancherebbe, rappresenterebbe quasi un peso per l'Ue". Un filo logico che conduce la presidente del Consiglio a rappresentare l'Italia come "una colonna indispensabile alla crescita economica e sociale dell'intera Europa. Questa è l'Italia che vogliamo rappresentare al Consiglio europeo". Insomma, l'obiettivo non è "limitarsi a ratificare le scelte a valle, ma contribuire a definire quelle scelte a monte. Far sentire forte la voce per indirizzare l'integrazione europea verso risposte più efficaci alle grandi sfide del nostro tempo".

Sfide che saranno affrontate nel corso della riunione di Bruxelles che tra i vari temi all'ordine del giorno annovera in primis il conflitto in Ucraina, ma anche caro energia e gestione dei flussi migratori. Dossier su cui l'Italia, assicura Meloni, arrivata con 20' minuti di ritardo a Montecitorio a causa del traffico, "ha tutte le carte in regola per offrire il suo contributo autorevole". E così chiede all'Ue di continuare ad essere unita nel sostegno all'Ucraina contro l'aggressione russa. "Il Governo ribadisce il suo pieno appoggio a Kiev, anche sul piano militare", spiega, riconoscendo comunque che "oggi lo spazio di manovra per il cessate il fuoco appare assai limitato". L'Italia, tuttavia, sosterrà in ogni caso gli sforzi in proposito "e anzi crede che l'Ue debba assumere su questo fronte un ruolo più incisivo, riappropriandosi della sua vocazione geografica e geopolitica a beneficio della sicurezza dell'intero continente". Sul fronte delle sanzioni alla Russia, poi, Meloni è netta: "Sono dolorose per il nostro tessuto produttivo ma hanno dimostrato di essere efficaci e crediamo svolgano un ruolo fondamentale per accelerare la fine del conflitto e portare a negoziati sostenibili".

Dopo aver evidenziato il fatto che bisogna impedire a Putin di utilizzare la carenza di cibo "come arma contro l'Europa, come già sta facendo con il petrolio e con il gas", Meloni affronta il nodo legato all'impatto dell'aumento dei prezzi delle energie sulle economie europee. Da mesi, rimarca la premier, l'Italia è in prima fila nel proporre "soluzioni efficaci come il tetto dinamico al prezzo del gas. Su questo, ad oggi, riteniamo che la proposta della Commissione europea sia insoddisfacente, perché inattuabile alle condizioni date. Per noi è fondamentale porre un argine alla speculazione. L'Europa oggi tarda ad affrontare una situazione che per noi è epocale". Non solo, Meloni sostiene anche che "andare in ordine sparso, pensando che chi è più forte economicamente possa salvarsi se necessario a scapito degli altri, non solo sarebbe un'illusione, ma tradirebbe la realtà di un'Europa molto diversa da quella che è stata decantata in questi anni". Comunque, annuncia, "siamo pronti a intervenire a livello nazionale se le misure europee dovessero ulteriormente tardare o dovessero rivelarsi inefficaci".

Per la premier un'altra esigenza è quella che l'Ue affronti il fenomeno delle migrazioni a livello strutturale. Meloni infatti resta ferma sulla convinzione che occorra passare dal dibattito sulla redistribuzione dei migranti a quello sulla difesa comune dei confini esterni dell'Ue. "Serve un quadro di collaborazione basato su flussi legali e su un'incisiva azione di prevenzione e di contrasto di quelli irregolari, fermando le partenze e lavorando ad una gestione europea dei rimpatri - è la ricetta di Palazzo Chigi -. Con oltre 94mila arrivi, l'Italia sta sostenendo l'onere maggiore della protezione delle frontiere europee di fronte al traffico di esseri umani nel Mediterraneo. Non intendiamo fingere che vada bene così". Anche perché per Meloni non sarà la politica dei ricollocamenti a risolvere il problema: "La soluzione per l'Italia è distinguere profughi e migranti illegali. Io non sono d'accordo sul fatto che l'Italia debba essere tenuta a fare, per conto dell'Europa, quello che tutti gli altri non sono disposti a fare. Credo non sia una soluzione dire che l'Italia debba essere l'unico porto di sbarco in Europa".

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