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Meloni e donne Pd, Biancofiore contro la vergogna sinistra: "Serve un Me too in difesa di Giorgia"

Pietro De Leo
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Qualche giorno fa, intervenendo in Aula sul tema della violenza contro le donne, la senatrice di Coraggio Italia-Civici per l'Italia, Michaela Biancofiore aveva inveito contro quelle esponenti politiche, del mondo culturale e del giornalismo che pur essendo donne, fomentano violenza con offese personali contro Giorgia Meloni, entrando anche nella sua vita privata. «È aberrante che nelle ultime settimane Giorgia Meloni sia stata bersagliata perlopiù da donne, addirittura per la decisione di portare con sé la propria bambina al G20 di Bali», dice Biancofiore al taccuino de Il Tempo. «Mi chiedo: che donne sono? Sono madri? Quando si entra nella sfera personalissima dell'amore di una mamma per la propria figlia, si è oltrepassato il segno».

Ragionamento svolto non a caso. Poche ore dopo il suo intervento al Senato, infatti, c'è stato il triste spettacolo della manifestazione femminista a Roma di "Non una di meno", in cui alcune partecipanti hanno paradossalmente innalzato contro Giorgia Meloni slogan violentissimi, riproposti dagli Anni di Piombo.

Cos'ha provato quando ha letto quelle notizie?
«Sdegno e preoccupazione. Quando si arriva a certi livelli significa che non c'è più civiltà. Una manifestazione contro la violenza inneggiando alla violenza contro una donna, per lo più presidente del Consiglio, è il trionfo della maleducazione e del più pericoloso dei paradossi».

Un cortocircuito del femminismo ideologico, non crede?
«Sì, del femminismo ideologico con freccia a sinistra. Che rivendica a parole valori evidentemente non universali, quando si possono tranquillamente disattendere nei confronti dell'avversario politico. La sinistra non si smentisce mai, purtroppo. Ma ora siamo al limite dell'indecenza».

Perché a forza di insultare e offendere c'è chi può passare alle vie di fatto?
«Esattamente. Perché diventa una violenza "work in progress", in cui si rischia di armare la mano del pazzo di turno. Ed è ancora più inaccettabile che a non comprendere questo siano anche le donne. In questi mesi ho letto di tutto contro Giorgia Meloni da parte di donne di sinistra con licenza di "character assassination". Insulti personali irrispettosi della persona, come quello della giornalista che su Twitter le ha dato della "pescivendola". Eccoli i soliti radical chic, lontani dalla gente e sprezzatori della democrazia. La giornalista insultando la Meloni ha insultato tutti gli italiani che votandola a maggioranza l'hanno voluta premier. Capisco che costoro siano sorpresi dall'autenticità mostrata da Giorgia nel suo ruolo politico e di premier, qualità che la rende amata dagli italiani. A questo punto mi auguro che il presidente Mattarella scenda in campo con un richiamo a questo manipolo di scellerati, per evitare le derive».

Che peraltro abbiamo già conosciuto in passato.
«Sì, basti pensare a quanto accadde nel 2009, a Milano, quando in Piazza Duomo un esaltato scagliò contro Berlusconi una statuetta e lo colpì in pieno volto».

Come se ne può uscire?
«Ho un'idea, che potrebbe segnare un primo passo per creare uno scudo ideale. Un "me too" di centrodestra. Tutte le donne italiane di centrodestra e quelle che sono nelle istituzioni si stringano attorno al nostro premier, perché ogni forma di evocazione della violenza contro di lei è anche contro di loro. Un'iniziativa forte, cui sarebbe opportuno partecipassero i media coscienziosi e anche donne di sinistra, per salvaguardare concretamente i valori che dicono di voler difendere. È un momento molto delicato e molti fatti avvenuti nelle scorse settimane dovrebbero smuovere le coscienze».

È dal 1994 che assistiamo ad una "mostrificazione" di quello che di volta in volta è il leader del principale partito di centrodestra. Prima Berlusconi, poi Salvini e ora Meloni. Perché non si supera questa collina?
«Perché stiamo parlando di leader che vincono le elezioni. E la sinistra non sopporta che a raccogliere il consenso del popolo sia una figura che porti il "peccato originale" di stare dall'altra parte. La sinistra detesta la sovranità popolare. Lo dimostra anche il fatto che Pd & co. in tutti questi anni, sono stati al governo senza aver mai vinto le elezioni politiche. Allo stato attuale delle cose il Pd per esempio dovrebbe cambiare nome, perché di democratico gli è rimasto solo quello e non è credibile».

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