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Meloni e il messaggio all'Europa: “Non siamo marziani”. 15 miliardi di aiuti

Carlantonio Solimene
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Era un primo contatto con le istituzioni europee, e come tale difficilmente avrebbe potuto produrre risultati sostanziali. I colloqui che Giorgia Meloni ha tenuto ieri a Bruxelles, in particolare quelli con la numero uno della Commissione Ursula von der Leyen e con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, servivano soprattutto per conoscersi e aprire un canale. Lo ha ammesso la stessa premier italiana: «Sono contenta del clima che ho trovato - ha spiegato - probabilmente parlare con le persone direttamente può aiutare a smontare una narrazione che è stata fatta sulla sottoscritta, e sul governo italiano. Non siamo marziani, ma persone in carne ed ossa». Poi, certo, i nodi sono stati affrontati: «Ho voluto dare il segnale di un’Italia che vuole partecipare, collaborare, difendere il proprio interesse nazionale, nella dimensione europea, cercando le soluzioni migliori insieme agli altri Paesi, alle grandi sfide che stiamo affrontando» ha spiegato Meloni. «Mi pare che anche dal punto di vista personale, umano, si sia creata un’interlocuzione molto franca, molto positiva», annota ancora la premier. Un modo anche per derubricare a boutade le ipotesi sul ritardo di trenta minuti con il quale von der Leyen si è presentata all’appuntamento. Nessuno «sgarbo», ha commentato la presidente della Commissione, solo un problema tecnico nel ritorno in aereo da Berlino.

 

 

«Ho portato il punto di vista italiano su alcune delle più grandi questioni che dobbiamo affrontare - ha detto ancora Meloni - ovviamente la crisi in Ucraina e quindi ovviamente il tema della necessità di dare il prima possibile concretezza a una soluzione europea sul tema del prezzo dell’energia, di un tetto al prezzo del gas». E poi la questione di «come spendere al meglio le risorse del Pnrr a fronte delle difficoltà che ci sono legate all’inflazione» e infine «i flussi migratori e tante altre materie che vanno dalla difesa dei nostri prodotti alimentari d’eccellenza in poi». Archiviata la parentesi di Bruxelles - che ha contemplato anche un pranzo con il Commissiario agli Affari economici Paolo Gentiloni e la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola - è quindi l’ora di rituffarsi nelle questioni interne. In particolare con il Cdm di oggi (probabilmente alle 17) che all’ordine del giorno avrà eventuali aggiornamenti alla Nadef mentre sarebbe slittato alla prossima settimana il nuovo Decreto Bollette. In particolare nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza ci sarebbero almeno 15 miliardi di euro di aiuti destinati a famiglie ed imprese per fare fronte alla crisi energetica.

 

 

Due i capisaldi del testo che arriverà in discussione a Palazzo Chigi: le previsioni per il 2023 con il rapporto deficit/Pil al 4,5% (che significa 21 miliardi di extradefit) e la crescita programmatica al +0,6%. Il governo dovrebbe destinare il 75% delle risorse a disposizione per aiuti contro il caro bollette. Il 25% invece dovrebbe essere distribuita sui capitoli fisco e pensioni, a partire da flat tax e rivalutazioni. Tra le altre misure, sarebbe allo studio un meccanismo per incentivare la permanenza al lavoro per gli over 63 con un sistema di sgravi contributivi a favore del lavoratore. La speranza è che la trattativa aperta con l’Europa porti a «sbloccare» un’altra cospicua dotazione dai Fondi di Coesione non spesi e quindi avere diversi miliardi in più da spendere. Nell’uno e nell’altro caso, i tagli non mancheranno. E riguarderanno due misure bandiera dei governi Conte: Reddito di cittadinanza e Superbonus.

 

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