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Governo, opposizioni in coro: “Esteri mai a Forza Italia”. E chiedono garanzie su diritti e Pnrr

Daniele Di Mario
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La lunga giornata del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella termina poco prima delle 20, quando il Capo dello Stato congeda la delegazione del Pd, l'ultima in calendario nella prima tornata di consultazioni. Si riprenderà stamattina, quando alle 10.30 nel Salone degli Arazzi di Lille del Quirinale arriverà la folta pattuglia del centrodestra. Il clima sul Colle è di attesa. Mattarella vorrà constatare l'effettiva unità della coalizione guidata da Giorgia Meloni e, probabilmente, chiederà garanzie sulla politica estera, ben consapevole che le parole di Silvio Berlusconi su Putin (e l'eventuale nomina di Antonio Tajani a ministro degli Esteri) terranno banco ancora per qualche tempo. Del resto, è questo che gli chiedono le opposizioni, che nella prima giornata di consultazioni sfilano al Quirinale concordi su due punti: non voteranno la fiducia al governo di centrodestra e chiedono che alla Farnesina non vada un esponente di Forza Italia. Mattarella sente in una telefonata definita «cordiale» il presidente emerito Giorgio Napolitano e incontra i presidenti di Senato e Camera. Bocche cucite da parte della seconda e terza carica dello Stato. Lorenzo Fontana fila via senza dire una parola. «Il colloquio è stato molto cordiale ed è sempre molto emozionante incontrare il Presidente. Non c'è altro da aggiungere. Grazie», taglia corto invece Ignazio La Russa. Con entrambi, il Capo dello Stato verifica la sussistenza dei numeri parlamentari necessari a dare una maggioranza solida al governo, nella consapevolezza della necessità di dare al Paese un governo in tempi rapidi: il nuovo premier potrà giurare già dopo 6-8 ore dallo scioglimento della riserva. Sull'incarico a Giorgia Meloni nessuno si aspetta sorprese.

 

 

Sono le stesse opposizioni a ritenerlo normale. Il Colle è pronto a conferirlo già oggi pomeriggio e a prepararsi al giuramento domani qualora il leader FdI accettasse senza riserva come accaduto con Pella nel 1953, Andreotti nel 1979 e Berlusconi nel 2008. Nei colloqui con Mattarella, i partiti di minoranza chiedono al Presidente di vigilare su collocazione internazionale dell'Italia, Pnrr e rispetto dei diritti civili. Nessun accenno ai nomi dei ministri (che il Capo dello Stato discuterà solo con Meloni una volta conferitole l'incarico), ma la ferma richiesta che nessun esponente di FI vada agli Esteri. Tutti i partiti di minoranza promettono opposizione «rigorosa», «ferma», «senza sconti». Partito democratico, Movimento 5 stelle, Terzo Polo, +Europa, Alleanza Verdi e Sinistra, Autonomie, elencano al Presidente della Repubblica (al quale tutti esprimono fiducia) le loro perplessità e richieste, ma il no al sostegno a un esecutivo a guida Meloni - seppur con sfumature diverse - è comune. Il Pd sarà «convintamente all'opposizione. Un'opposizione ferma - scandisce Enrico Letta - a una maggioranza che è tale in Parlamento ma non nel Paese». Il segretario assicura che su coesione sociale, lavoro, diritti e ambiente, il Pd sarà «vigile» e non «accetterà ambiguità o arretramenti» da parte del governo. Ambiguità - insiste - non dovranno esserci anche nella «condanna dei comportamenti criminali di Putin e per il sostegno al popolo ucraino» perché «il posizionamento dell'Italia non può che essere europeista e atlantista». Letta giudica «un vulnus per la credibilità del Paese» le parole del Cav sull'Ucraina e gli applausi dei parlamentari di FI. Agli altri partiti dell'opposizione rilancia la necessità di giungere «a una maggiore convergenza, se si vuole evitare che la legislatura duri 5 anni con lo stesso governo» e sul capitolo riforme si dice pronto a una discussione senza però stravolgere l'impianto della Costituzione. Il M5S sarà all'opposizione in modo rigoroso e si aspetta che l'esecutivo che nascerà «sarà a forte vocazione europeista», che abbia «chiara la collocazione euroatlantica e che sia pronto per affrontare la crisi in atto, che abbraccia la sfera economica e quella sociale». Giuseppe Conte spiega che un accordo con le altre forze d'opposizione «non è nell'ordine delle cose». «Il Pd- sottolinea- farà il suo percorso congressuale, su molte cose potremo ritrovarci, ma non è questo il tempo di coordinare un'opposizione unitaria».

 

 

Il presidente del Movimento auspica poi che il centrodestra metta presto da parte le discussioni interne per dare le risposte urgenti che il Paese attende e sul tema dei diritti assicura che se il nuovo governo «rimetterà indietro le lancette delle nostre conquiste civili, troverà un muro». Sul conflitto in Ucraina bolla come inaccettabili le parole di Berlusconi ed esprime perplessità su un esponente di FI al ministero degli Esteri e torna a ribadire la necessità di avviare un negoziato di pace. Perplessità sulla Farnesina a un esponente forzista le nutre anche Carlo Calenda, che esprime a Mattarella disappunto per le esternazioni del Cav sull'Ucraina, nonostante le rassicurazioni «apprezzabili» di Meloni. Il leader del Terzo polo promette «un'opposizione senza sconti» al governo di centrodestra ma «non pregiudiziale», almeno fino a quando sarà rispettato l'atlantismo del Paese e non saranno messi in discussione i diritti. Calenda esprime anche preoccupazione per il caro energia che «rappresenta un rischio per la tenuta sociale del Paese».

 

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