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Presidenze delle Camere, verso l'accordo: "La Russa al Senato e Montecitorio a Molinari"

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L'accordo sulle presidenze delle Camere sarebbe stato trovato. Dopo una giornata convulsa la coalizione del centrodestra in serata - secondo quanto riporta La Repubblica - avrebbe trovato finalmente la quadra: Ignazio La Russa al Senato e Riccardo Molinari a Montecitorio. 

Il vertice di centrodestra a tre, previsto nel pomeriggio salta. L'incontro a Villa Grande si fa ma è senza il leader della Lega Matteo Salvini. Il segretario del Carroccio lascia la Camera dei Deputati dopo il consiglio federale mentre la premier in pectore Giorgia Meloni incontra per un'ora e mezza a Villa Grande Berlusconi insieme a Ignazio La Russa.

Fino all'ultimo l'intesa sulle presidenze della Camere non sembra essere raggiunta e dunque nemmeno sulla squadra di governo. Dopo una giornata sull'ottovolonte segnata da accordi chiusi e poi improvvisamente rimessi in discussione, neanche il faccia a faccia tra la leader di FdI e il Cav sembra riuscire a smussare gli spigoli. A poche ore dalla convocazione del Parlamento la situazione sembra restare insoluta con la premier in pectore pronta a tirare dritto e adottare - realmente - il "metodo Draghi". Anche l'incontro con Matteo Salvini prima di pranzo alla Camera si conclude con una fumata nera.

É Giancarlo Giorgetti a riassumere lo stallo a fine giornata, mettendo in evidenza, tra le righe, un accordo che ancora non c'è. "C'è ancora stasera, c'è ancora tempo ma non troppo", sentenzia riferendosi al vertice di centrodestra con i tre leader che si sarebbe dovuto svolgere per mettere il sigillo all'intesa. Salvini - dopo aver riunito il federale della Lega - lascia la Camera, laconico comunica: "Sto andando dalla fidanzata". L'ipotesi è che i tre leader di vedano o si sentano domani mattina, con la speranza che gli sherpa riescano a trovare la quadra o quantomeno che la notte porti consiglio a chi continua a essere arroccato sulle sue posizioni.

A Villa Grande, infatti, non si scioglie il nodo Ronzulli. Il Cav continua a rivendicare per la fedelissima un dicastero di peso, rinnovando anche - per "pari dignità" con la Lega - l'assegnazione di diritto del Mise. Meloni non molla, quella casella sarà destinata a Fratelli d'Italia, con Guido Crosetto pronto a guidare il ministero di via Veneto. Per Berlusconi è irricevibile anche la proposta relativa al Turismo, piuttosto l'Infrastruttura o ancora la Sanità per l'ex europarlamentare. E nella rosa stilata nell'ex dimora di Zeffirelli figura ancora Antonio Tajani (Esteri), Anna Maria Bernini (Università), Elisabetta Alberti Casellati (Giustizia) e anche un posto da trovare a Alessandro Cattaneo e Francesco Paolo Sisto. Meloni ascolta ma è un muro di gomma e rimarca tutte le sue perplessità facendo intendere che non è disponibile a scendere a compromessi al ribasso. Anche il segretario leghista non arretra di un millimetro rivendicando caselle fondamentali come Economia, Sicurezza, Opere pubbliche e Autonomia “sappiamo come farlo e con chi farlo”, assicurano dal partito. E per Salvini “sarà un onore”. Nessuna rinuncia dunque né al Viminale né alla presidenza del Senato, con due nomi autorevoli come appunto Salvini e Roberto Calderoli. Una sfida che dal Carroccio cercano di smussare: "Da parte della Lega nessun veto e nessuna impuntatura: è confermata la determinazione per trovare un accordo complessivo e all’altezza delle sfide che attendono l’Italia".

La presidente di FdI dopo la girandola di incontri si chiude nel suo ufficio, dove le luci restano accese fino a tarda sera. "È ottimista", filtra da fonti interne, "e aspetta la votazione in Senato di domani". Il nome che sarà proposto per il Senato è Ignazio La Russa, prendere o lasciare il messaggio in bottiglia. Montecitorio invece al leghista Molinari. È Meloni a condurre il gioco e dall'esito di quella votazione dipenderà tutto il resto.

 

 

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