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Governo, la Lega non molla: Salvini agli Interni. Per l'Economia pressing su Panetta

Luigi Frasca
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«Matteo torni a occuparsi di sicurezza e immigrazione». La Lega insiste. Si spinge affinché il segretario del partito di via Bellerio torni al Viminale. Salvini respinge l'ipotesi di appoggio esterno, «tutte sciocchezze», ribadisce anche ai suoi che con Giorgia Meloni «c'è sintonia, governeremo per cinque anni» e anche il presidente di FdI mette a tacere le voci secondo le quali ci sarebbe uno scontro in atto.

 

Ma la trattativa è aperta se un «big» della Lega sottolinea che la posizione resta sempre la stessa. Un governo deve nascere senza fraintendimenti e quindi - il «refrain» secondo quanto riferisce un «big» del partito di via Bellerio - ci si aspetta che dagli alleati ci sia una difesa netta nei confronti dell'ex responsabile dell'Interno. Non è una questione di ruoli personali ma di principio, il ragionamento. È naturale, osserva un esponente di Fdi, che sui dicasteri chiave ci sarà un confronto con il presidente della Repubblica ma lo spettro di un nuovo «caso Savona» al momento, sottolinea un altro dirigente «ex lumbard» non spaventa, Salvini è a processo per aver difeso gli italiani, il rapporto deve essere di fiducia.

 

La partita è comunque complessiva: comprende innanzitutto l'elezione dei presidenti di Camera e Senato. Una delle piste emerse in questi giorni, quella di puntare su Tajani e Salvini per le due cariche istituzionali non convincerebbe i due leader che restano entrambi in corsa per i ruoli di vicepremier. Nel centrodestra il clima è collaborativo ma le richieste di FI e della Lega di ministero di peso restano sul tavolo. Anche al partito azzurro il messaggio arrivato- sottolineano fonti parlamentari forziste- è che occorrono nomi di alto profilo. Lega e FI «avranno pari dignità», il convincimento nei due partiti. Saranno quindi giorni di dialogo serrato, anche per quanto riguarda i dicasteri che potrebbero essere affidati ai «tecnici».

 

Secondo quanto si apprende resta ancora in piedi l'ipotesi che al Mef possa andare Panetta. Il pressing è in corso, il nome di Siniscalco (c'è chi parla di uno spacchettamento con le Finanze per l'esponente di FdI Leo) sarebbe solo eventualmente un «piano B». E per lo Sviluppo economico si fa il nome dell'expresidente di Confindustria Amato. Qualora le presidenze di Montecitorio e palazzo Madama dovessero andare a FI e alla Lega (per il Senato c'è in corsa il leghista Calderoli) alla Difesa potrebbe ritornare La Russa anche lui in ballo per il ruolo della seconda carica dello Stato. L'ipotesi di «destinare» una Camera all'opposizione (è circolato il nome di Casini) viene accolta con perplessità dagli alleati di Fdi. E nello stesso partito guidato dalla Meloni si sottolinea che «dipende non solo dagli accordi interni alla coalizione ma anche dal nome che dovrebbe fare l'opposizione...».

Nordio e Bongiorno sono i nomi che circolano per la Giustizia. Per quanto riguarda la delegazione del partito di via Bellerio si fanno pure i nomi di Centinaio (Agricoltura) e Rixi (Infrastrutture) mentre per FI quello di Tajani e degli azzurri Cattaneo e Ronzulli. Ma in cima alle priorità di Giorgia Meloni non ci sono al momento le caselle da «assegnare»: in primis si discute su come approntare la legge di bilancio e soprattutto di fronteggiare il caro energia. Salvini punta a un intervento simile a quello della Germania, una tesi che viene sposata sempre più all'interno del centrodestra che ha sostenuto l'esecutivo Draghi, anche se il presidente di Fdi resta sempre sulla posizione che in questa fase occorrerebbe evitare un nuovo scostamento di bilancio. 

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