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Pnrr, sul nuovo governo il peso dei ritardi. Da chiudere 44 scadenze del piano

Domenico Alcamo
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Ricordate il mantra di Pd e Terzo Polo su Pnrr e governo Draghi? In sintesi, il dogma ricorrente prima della crisi di governo era che qualsiasi discontinuità rispetto all’Esecutivo di unità nazionale avrebbe provocato sconquassi sulla tabella di marcia del Pnrr, che sarebbe andato tutto all’aria e via di catastrofismo. Toni, ovviamente, aumentati di intensità durante la campagna elettorale: solo l’ex numero uno Bce, si diceva, sarebbe stato in grado di seguire la tabella di marcia. Brutta sorpresa: sul percorso da seguire siamo già molto, ma molto indietro, ed il lascito che Mario Draghi trasmetterà a Giorgia Meloni è di gran lunga difficile.

Al di là degli sforzi sollecitati dal premier uscente ai suoi ministri prima dell’estate a fare tutto il possibile per centrare almeno la metà gli obiettivi, la situazione non è per nulla positiva. È quanto emerge da un report di Openpolis sull’argomento. Ebbene, al 20 settembre, risulta che su 51 scadenze previste per il quarto trimestre del 2022 (forbice compresa tra il 1 ottobre e il 31 dicembre), soltanto 7 sono state completate. «Le restanti 44 – scrive Openpolis - si dividono tra 8 interventi che consideriamo a buon punto, 34 in corso e 2 ancora da avviare». Dal raggiungimento di queste scadenze, si badi bene, dovrebbe dipendere l’avvio della procedura per la destinazione per l’Italia della terza trance di finanziamento del piano, dopo che la seconda, di 21 miliardi di euro, è stata approvata quattro giorni fa. Peraltro, c’è pure uno strascico non proprio lusinghiero dai trimestri precedenti. «Risultano ancora in ritardo 3 milestone» (cioè i passaggi intermedi per poi conseguire i «target», ossia gli obiettivi), che «andavano raggiunte nel secondo trimestre (aprile-giugno 2022). Prevedono rispettivamente l’entrata in vigore dei decreti per: la strategia nazionale per l’economia circolare, il programma nazionale di gestione dei rifiuti e la semplificazione e la mobilità nel settore della ricerca e lo sviluppo».

 

 

 

In questi casi, prosegue il report, «i decreti ministeriali sono stati firmati ma non ancora pubblicati in Gazzetta Ufficiale. Di conseguenza non si possono considerare in vigore, condizione necessaria per il completamento». Non va granché bene nemmeno per il trimestre successivo. Infatti, sempre al 20 settembre «risulta completata solo 1 delle milestone europee previste», e riguarda «l’approvazione della strategia di investimento del fondo per la rigenerazione urbana. Delle altre, invece, 2 sono a buon punto e 1 ancora in corso». In particolare, andando più nello specifico degli argomenti su cui occorrerà intervenire nell'imminente, «i due temi più toccati dagli interventi del Pnrr da completare entro il 2022 sono transizione ecologica e digitalizzazione». Il primo tema ha 10 scadenze, il secondo ne ha 9, la cui realizzazione è prevista per tutte nel quarto trimestre. Dunque un percorso proibitivo da qui a fine anno, ancor più considerando che l’agenda di governo è fittissima e prevede anche la legge di bilancio e, presumibilmente, anche un intervento per fronteggiare il caro energia.

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