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Mario Draghi riprova a tartassarci con la riforma del catasto: braccio di ferro sulla casa

Domenico Alcamo
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Continua l'estenuante maratona sulla delega fiscale. Sembrava tramontata a un metro dal traguardo, perché, eccetto i decreti, tutti i provvedimenti in corso d'iter parlamentare decadono con il passaggio tra due legislature. Poi, però, nella serata di ieri la partita pare essersi riaccesa. I fatti innanzitutto. La delega fiscale era stata approvata alla Camera, e mancava l'ultimo passaggio al Senato, dove è all'esame della commissione Finanze. Ma i partiti di maggioranza, martedì, non hanno trovato l'accordo per approvarla senza modifiche. Si tratta, come noto, di un provvedimento molto discusso, perché al suo interno contiene la riforma del catasto, che aveva rappresentato negli scorsi mesi un punto di scontro all'interno della maggioranza, su cui poi il centrodestra aveva chiuso l'accordo su alcune modifiche per evitare la stangata fiscale sul mattone. Dunque, all'altra sera nulla di fatto.

 

 

Il tramonto del provvedimento sul fisco aveva suscitato alcune reazioni politiche. Tipo il responsabile economico di Italia Viva, Luigi Marattin, che aveva accusato Forza Italia e Lega di aver «scelto di affossare definitivamente» il provvedimento, «dopo due anni di lavoro al quale pur avevano attivamente partecipato». E aggiungeva: «Quel testo conteneva molte delle loro battaglie storiche sul fisco, con cui stanno facendo una testa così agli italiani in campagna elettorale: eliminazione Irap, innalzamento del forfettario, riforma delle sanzioni e tanto altro ancora. Hanno scelto di buttare tutto a mare». Peraltro, a martedì serpeggiava nei rumor di Palazzo anche un'ipotesi piuttosto inedita, ossia di convocare il Senato per l'approvazione del provvedimento subito dopo il voto, dunque prima dell'entrata in carica del nuovo Parlamento. Ma il saluto finale della Presidente di Palazzo Madama Elisabetta Alberti Caselatti all'Assemblea, di fatto, sembrava chiudere i lavori di questa legislatura. In ogni caso, a quanto pare potrebbe esserci una scappatoia, per evitare l'affossamento del provvedimento, così come su equo compenso ed ergastolo ostativo, altre misure che rischiano di andare a monte.

 

 

L'Assemblea di Palazzo Madama, infatti, è stata convocata per la terza lettura del Dl Aiuti Bis, dopo l'approvazione, che dovrebbe arrivare oggi a Montecitorio, dell'emendamento che sancisce di nuovo il tetto agli stipendi dei manager pubblici. Dunque, come anticipava l'Ansa ieri sera, approfittando di quell'occasione, potrebbe palesarsi l'occasione per non perdere i tre provvedimenti. Per quanto la trattativa non sia di certo facile. In ogni caso, sempre sul discorso estimi catastali, ieri ha parlato chiaro Maurizio Leo, responsabile economico di Fratelli d'Italia, in una intervista al Corriere della Sera ha espresso parole molto chiare. In un quadro generale sul programma, alla domanda se la riforma del catasto resterà congelata, risponde: «Non vedo perché l'Italia debba aggiornare i valori catastali quando Paesi come la Francia, la Germania e l'Austria non lo fanno dagli anni '70. Vanno colpite solo le situazioni patologiche di evasione». Tradotto significa la mappatura sui cosiddetti immobili fantasma, iniziativa su cui il centrodestra ha sempre concordato.

 

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