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Il centrodestra e il rischio di andare separati: si decide tutto sulle elezioni

Arnaldo Magro
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Ogni mercoledì un sussulto. Un'emozione. È il destino di un'estate anomala, per il Paese. Non bastasse il gran caldo ci si mette pure la politica a farci sudare. Mercoledì scorso, la caduta del governo Draghi. Oggi il vertice del centrodestra che rischia di essere uno spartiacque vero col passato. Con il rischio che le tre forze della coalizione non trovino una sintesi unitaria e rompano sul serio. Il tema della Premiership certo ma anche la designazione dei collegi sono nodi complessi tutti ancora da districare. Lega e Forza Italia chiedono una ripartizione equivalente. Che la torta in sostanza sia divisa in tre parti uguali. Fdi chiede invece gli venga riconosciuto una quota più grande rispetto ai due, essendo prima forza trainante della coalizione.

 

 

Ma cosa succederebbe dunque, se non si arrivasse ad un accordo sui collegi uninominali prima del voto? Di fatto i partiti il 25 settembre correrebbero in solitaria, per andare in coalizione solo in seguito, pesando così di fatto i dati elettorali ottenuti. I ben informati affermano sia una ipotesi concreta, al vaglio al momento. Il rischio nel tirare troppo la corda è proprio quello, che alla fine, rischia davvero di spezzarsi.

 

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