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Crisi di governo, lo sfogo di Mario Draghi: “Divorzio unilaterale. Ora basta con la politica”

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“Un divorzio unilaterale”. Dalle colonne del Corriere della Sera, in un articolo a firma Francesco Verderami, emergono una serie di virgolettati attribuiti a Mario Draghi nei giorni successivi alla crisi di governo che ha portato alle dimissioni e alle elezioni anticipate. “La crisi di governo - il primo affondo del premier - è stata un divorzio unilaterale, deciso dal centrodestra dopo l’ingenuità del M5S. Le cose andavano bene e bisognava farle andare male. Senza la sciocchezza del Movimento il governo sarebbe andato avanti, anche nelle difficoltà prodotte dai partiti che ogni giorno avanzavano nuove richieste”. “Siete dei rompiscatole. Tanto lo so che domani vi inventerete un’altra cosa” una delle frasi più usate dall’inquilino di Palazzo Chigi al termine delle telefonate con i leader dei partiti.

 

 

A scatenare la prima frattura è quello che Draghi definisce “l’errore di Giuseppe Conte”, che l’ha costretto alla dimissioni. “Ma Mattarella mi ha chiesto di andare in Parlamento e io ci vado. Non sarebbe servito a nulla un approccio più mellifluo nel discorso al Senato, perché tutto era stato deciso. I grillini non volevano ricucire e Salvini, che vedeva la porta spalancata delle urne, aveva già stretto l’accordo con Berlusconi” la ricostruzione dell’ex banchiere, che ha ripetuto fino allo sfinimento che non avrebbe mai accettato di guidare un Draghi-bis, visto che questo nuovo esecutivo non sarebbe durato “nemmeno un giorno”. 

 

 

Impegnandosi in un altro tipo di governo Draghi avrebbe perso il suo profilo super-partes, un passo che il premier non ha intenzione di compiere. Degli esponenti dei partiti negli scorsi giorni scorsi gli hanno chiesto di poter usare il suo nome per la loro lista, ma lui ha parlato chiaro: “Lasciatemi fuori. Basta con la politica. Ho altre idee per me in futuro”. Una strada per andare avanti c’era, spiega sempre il lungo retroscena del quotidiano: “Avrei proseguito se i partiti avessero preso coscienza degli errori. Certo, avevo le tasche piene dell’andazzo, ma non ero stanco come ha sostenuto Berlusconi. E non volevo i pieni poteri, anche se quella frase sugli italiani che ho pronunciato in Aula potevamo migliorarla”.

 

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