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Dimissioni Draghi, Mattarella dice no. Cosa succede: la verità sui rapporti tra premier e Quirinale

Arnaldo Magro
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«Non credere mai a nulla fintanto che non è stato ufficialmente smentito». Lo sosteneva quel fenomenale cancelliere tedesco dell'Ottocento, quello amante delle uova, per capirci. Quel genio di Otto Von Bismarck. La smentita doppia del Quirinale dunque, sulle presunte incomprensioni Draghi-Mattarella, potrebbe rappresentare agli occhi di chi legge, una doppia conferma. Pare che i colloqui tra i due siano stati molto serrati e con toni fermi. Risoluti. Mario Draghi ha ribadito la sua assoluta impossibilità nel proseguire l'esperienza di governo. Solo a quel punto il Capo dello Stato, preso atto della volontà irrevocabile di SuperMario, gli avrebbe chiesto l'ultimo sforzo istituzionale. «Tempo cinque giorni, per provare a formare un governo ponte con Daniele Franco».

Vi è la finanziaria da scrivere entro dicembre, e un governo appena insediato, farebbe enorme fatica a metterci mano. Draghi avrebbe accettato di assecondare questa pratica inusuale dei cinque giorni, solo motivato da grande senso civico. Il punto sembra essere un altro però. I rapporti tra i due protagonisti, paiono essersi incrinati e non da ieri. Cosa potrebbe aver raffreddato il rapporto tra Draghi e Mattarella, che pareva invece indissolubile? Per trovare la risposta, la stanza dei pettegoli, suggerisce di guardare indietro nel tempo. A quando nel gennaio '22, Mattarella venne rieletto PdR, con il contributo fondamentale del Pd. Con quegli stessi voti, che erano stati promessi all'ex capo della Bce. Da quel gran desiderio di Mario Draghi, di chiudere la propria carriera al Colle, finito rovinosamente in frantumi.

Da quel momento nulla è stato più come prima. Il declino è stato lento ma inesorabile. Cosa succederà ora al Paese, è la domanda da un milione di dollari. Sarà vero poi che Draghi lascia perché in fondo, sa che in autunno il Paese rischia seriamente il default finanziario? Non se li pone di certo questi quesiti la giornalista Rai, le cui uniche preoccupazioni sono le puntate a sua disposizione assegnatele. «Sono da sempre di destra eppure nessuno ha fatto mai nulla per me» gli strepitii nel dehors di un noto locale in Piazza di Pietra, sono echeggiati fino al Palazzo dei gruppi. «Ma quella poi cosa vuole, non era grillina fino a poco tempo fa?».

Sarà vero che il non più giovane direttore, presagendo le elezioni abbia confidato ai suoi due storici vice: «Mi butto in politica, chiederò per me un dicastero». La speranza è sempre l'ultima a morire. Le preoccupazioni per i conti del Paese e il rischio serio in autunno, di impaludamento dei conti sarebbero emerse in un colloquio informale, tra Mario Draghi ed il più prestigioso tra i giornalisti. «L'unico che ancora non ha capito la politica nonostante siano già passati tre anni è Giuseppe Conte. Pensava di passare comodamente all'opposizione con Draghi ancora fermo a Chigi». Gli insulti che in forma privata, in transatlantico, chiudono il ragionamento di questo leader di partito, rimandando tragicamente alle parole di Beppe Grillo: «Conte non ha visione politica né manageriali. È un incapace». Certo che a pensarci prima...

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