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Governo appeso ad un filo: con la rottura del M5S Mario Draghi dirà addio

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Il Movimento 5 Stelle ha deciso di uscire dall’aula della Camera per il voto finale sul dl Aiuti, che contiene 23 miliardi di euro a sostegno delle famiglie e delle aziende. Giovedì 14 poi il decreto legge approderà al Senato per arrivare al via libera definitivo entro il 16. In quel caso se i grillini guidati da Giuseppe Conte dovessero uscire e disertare il voto a Palazzo Madama si potrebbe mettere la parola fine sul governo guidato da Mario Draghi. Almeno questo è quanto riferisce il Corriere della Sera, che fa anche sapere che per il presidente del Consiglio molti dei punti del documento presentato dai pentastellati fanno parte dell’agenda dell’esecutivo. Ma Draghi non ha alcuna voglia di farsi trascinare nella dinamica degli ultimatum.

 

 

Il governo non deve essere succube dei ricatti dei partiti e quindi dare un segnale prima del voto sarebbe uno strappo a tale pensiero che da tempo guida Draghi. Al momento non ci sono faccia a faccia programmati tra il numero uno di Palazzo Chigi e il suo predecessore, ora alla guida del M5S. La fiducia per il dl Aiuti, anche in virtù della scissione portata avanti da Luigi Di Maio, che ha con sé 62 senatori, non sarebbe un problema, ma non si vuole che i grillini “usino il pallottoliere per dire che il governo può andare avanti anche senza di loro. Su questo - la ricostruzione del quotidiano - aspetto il premier non sente ragioni e, anche per togliere a Conte ogni alibi, continua a smentire la possibilità di un Draghi bis”. Non si andrà quindi alla conta e si fermerà il percorso di Draghi.

 

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