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Carlo Calenda lancia la federazione di Centro e sfida Beppe Sala: “Che c’entra Luigi Di Maio?”

Gianni Di Capua

Una «federazione» liberale ed europeista, da una parte; una forza popolare e ambientalista collocata nel centrosinistra, dall’altra. È il doppio binario su cui si muovono rispettivamente il leader di Azione Carlo Calenda e il sindaco di Milano Beppe Sala, in vista delle elezioni del 2023. Il giorno dopo l’avvio del confronto tra il primo cittadino milanese con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, fondatore di «Insieme per il futuro», è toccato al leader di Azione Carlo Calenda annunciare la partenza di un nuovo soggetto che mira ad aggregare le forze «liberali, democratiche, repubblicane e europeiste». La nascita ufficiale della nuova formazione, in tandem con +Europa, sarà il 24 settembre, data in cui avrà luogo il congresso fondativo. Un appuntamento «a inviti aperti» - da Italia Viva, a Giovanni Toti - a patto che «si sia coerenti con ciò che si dice», ha messo in chiaro Calenda.

 

  

 

«Stiamo cercando di fare l’unica cosa che può salvare il Paese. Non c’è che una soluzione: che questo movimento alle prossime elezioni prenda più del 10% e non consenta un governo di destra», ha spiegato l’ex ministro dello Sviluppo economico, ribadendo poi il suo no ad alleanze con «trasformisti» e rimarcando il veto sui 5 Stelle, «che sono un pericolo per la sicurezza nazionale» e «insieme a FdI andrebbero esclusi dalle prossime coalizioni di governo». Del campo largo, ha affermato Calenda, «non ce ne frega nulla. Il grande centro è solo un giochino estivo». Quindi la presa di distanza da Sala: «Vorrei capire cosa lo spinge anche solo ad aprire una discussione con Luigi Di Maio, che con quest’area non c’entra niente. Forse è l’effetto del long Covid...».

 

 

Pronta la replica del sindaco: «Rispetto l’opinione di Calenda - ha detto Sala - ma in momenti in cui bisogna riflettere sul futuro del Paese forse è meglio prima capire cosa si vuole e si può fare e poi parlare». Con Di Maio, ha precisato Sala, «ci confrontiamo su una serie di idee, da qui a dire che potrà nascere qualcosa con lui o con altri per me è prematuro». Certa, invece, la sua permanenza a Palazzo Marino: «Se c’è da sottoscrivere da qualche parte che non mi candiderò a nulla - ha rimarcato il sindaco - lo sottoscrivo, perché così sarà. Io andrò avanti in ogni caso a are il sindaco di Milano. È il mio dovere, non ci possono essere deviazioni in questa fase rispetto al mio percorso».