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Draghi (e il governo) alla prova del Senato. Fumata nera sulla risoluzione

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Mario Draghi all'esame del Senato sulle armi all'Ucraina con le acque della maggioranza sempre più agitate. Solo martedì 21 giugno si capirà se l’esecutivo uscirà indebolito o rafforzato dal passaggio parlamentare. Lo scontro è sulla risoluzione che sarà votata dopo le comunicazioni del premier. Un’intesa ancora non c’è. Fumata nera alla riunione di maggioranza che dovrà decidere il testo della risoluzione da votare in Parlamento dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio. La riunione è stata aggiornata a domani mattina alle 8,30. «Stiamo definendo gli ultimi dettagli, ma ci siamo: domani mattina chiudiamo. È una questione complessa ma ci siamo», dice Sergio Battelli, deputato del M5S, al termine dell’incontro.

La linea su cui si è posizionato il Movimento 5 Stelle e rispetto alla quale i grillini non vogliono arretrare, soprattutto dopo aver rinunciato all’ipotesi di presentare una propria mozione da affiancare a quella di maggioranza in occasione dell’intervento di Draghi in Senato, prevede il coinvolgimento del Parlamento in ogni eventuale decisione del governo in merito all’invio di aiuti militari all’Ucraina. Un altro aspetto che non convince i Cinque Stelle è che nel decreto precedente, di cui il governo voleva inserire un riferimento nella risoluzione, non si prevedeva alcun voto del Parlamento. Su questo aspetto in particolare i Cinque Stelle, con la capogruppo Castellone, hanno fatto muro. E oltre sei ore di confronto non sono bastate per arrivare a un compromesso con il resto della maggioranza.

«Si discute di modi e forme», continuano a ripetere le fonti interne al vertice dopo i tentativi di accordo di Leu, con il capogruppo alla Camera Federico Fornaro, e del Pd, con Piero De Luca e Alessandro Alfieri. Proposte che si andavano ad aggiungere a quella del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Vincenzo Amendola. La proposta del governo era quella di inserire nel testo della risoluzione l’impegno a continuare ad aggiornare puntualmente il Parlamento in occasione dei vertici internazionali, come i summit Nato e G7, e soprattutto nell’eventualità di nuovi invii di armi a Kiev. Aggiungendo a questo il riferimento normativo alla precedente risoluzione. Una proposta che non avrebbe convinto del tutto i Cinque Stelle. E non solo loro.

La senatrice Loredana De Petris di Leu, riferiscono fonti parlamentari, ha chiesto che il governo riferisca ogni volta che intervengono delle novità riguardo alla linea sulla guerra. Quindi, non solo a cadenza trimestrale. Una posizione che ha riscosso anche il consenso dei Cinque Stelle. Una posizione che i pentastellati hanno ufficializzato con un post sul loro blog, dopo la riunione del Consiglio Nazionale del Movimento che si è tenuta oggi. Il Consiglio Nazionale del M5s auspica che «un più pieno e costante coinvolgimento del Parlamento con riguardo alle linee di indirizzo politico che verranno perseguite dal Governo italiano nei più rilevanti consessi europei e internazionali, inclusa l’eventuale decisione di inviare a livello bilaterale nuove forniture militari, funzionale a rafforzare il mandato del Presidente del Consiglio in tali consessi».

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