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Silvio Berlusconi contro Biden e Nato: "L'Italia è in guerra perché invia armi"

Pietro De Leo
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La guerra e il futuro dell’economia. Soprattutto l’assenza di leadership credibile in campo internazionale. Silvio Berlusconi, durante un appuntamento elettorale a Treviglio, affronta il tema della guerra russo-ucraina, partendo dal rammarico per le conseguenze dovute ad una condotta politica dei leader attuali non proprio esemplare. "Non abbiano un leader nel mondo”, e allo stesso modo "non abbiamo un leader in Europa”, osserva il Presidente di Forza Italia. "Quello che dovrebbe essere un leader mondiale e che doveva avvicinare Putin al tavolo della mediazione gli ha dato del criminale di guerra e gli ha detto di andare via dal governo russo per andare in galera”.

Un chiaro riferimento all’atteggiamento di Biden che non ha di certo facilitato la creazione di un negoziato solido. "Un altro, il segretario della Nato Stoltemberg ha detto che l'Ucraina mai più sarà sotto la Russia e che anche le due repubbliche del Donbass non avranno mai riconosciuta la loro indipendenza. Capirete che con queste premesse Putin è lontano dal sedersi ad un tavolo di negoziazione”.

Quanto all’esito del conflitto, Berlusconi spiega: "Temo che questa guerra continuerà a lungo. Siamo in guerra anche noi, perchè gli mandiamo le armi. Dopo quelle leggere, mi dicono, manderemo cannoni e carri armati e per questo avremo dei forti ritorni delle sanzioni imposte alla Russia sulla nostra economia”.

Altro tema affrontato, poi, il dossier economico: "Il prodotto interno lordo sta scendendo, ma i danni più gravi arriveranno dall'Africa. Questo perché nei porti dell'Ucraina sono ferme tonnellate di grano e mais. In Africa non hanno più benzina e temo che questo porterà a formare delle ondate di grandi dimensioni di profughi, di immigrati che verrano in Europa e in Italia. Per evitare tutto questo bisogna pensare a qualcosa di eccezionale per fare smettere Putin di fare la guerra”.

A questo punto, il riferimento è sul vertice di Pratica di Mare "Io nel 2002 l'ho portato al tavolo della Nato, con Bush e altri leader mondiali, mettendo fine ad una guerra fredda molto dura che durava da oltre 50 anni”. Non manca poi un passaggio sugli snodi fondamentali dell’integrazione europea. Quell’esercito comune che consentirebbe all’Unione di  "diventare una potenza militare mondiale per potersi sedere al tavolo del consiglio del mondo, insieme a Stati Uniti, Russia, Giappone e Cina. Mentre adesso noi non contiamo niente nel mondo”. 

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