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Luigi Di Maio ha un alleato a Palazzo Chigi. Cosa si mormora dopo la partita del Quirinale

Arnaldo Magro
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Quando Lorenzo Borrè, l’avvocato che guida la <FG>battaglia dei ricorsisti, appare in tivù, ha una espressione di appagamento profondo, che nasconde solo sotto una barba lunga e brizzolata «non ci voleva poi molto a capire che le cose, sarebbero andate così, bastava conoscere gli elementi basici del giuridico».

 

Prima stoccata e pure di un certo peso, rivolta a quel Giuseppe Conte, che si proponeva di incarnare l’avvocato del popolo italiano tutto. Quando Michele Gubitosa, vice Presidente del Movimento (carica sospesa) insinua qualche dubbio sulle tempistiche troppo rapide della pratica, l’avvocato è tranciante: «Il fascicolo è aperto dal 2021, non certo da ieri». Dice a chiare lettere poi, che nessuno, men che meno Conte, potrà indire una seconda votazione: «Solo Beppe Grillo ne ha capacità, secondo lo statuto».

 

La nomina di Conte, passa dunque dalla volontà di Beppe Grillo. Sarà lui solo a decidere. Votazione o meno. Dopo i memorabili strappi, che hanno caratterizzato il rapporto fra i due, più di un dubbio potrebbe insorgere. Come se non bastasse per Giuseppi, è deflagrata platealmente la guerra interna con Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri può contare in più, sull’ottimo rapporto con <CF203>Mario Draghi</CF>. Che da quanto si mormora, non nutre dopo la partita quirinalizia, una grandissima simpatia per Giuseppe Conte.

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