cambierà la legge elettorale

Dal Rosatellum al Brescellum, con l'illusione di ricreare il centro. Ecco il proporzionale

Riccardo Mazzoni

Ci risiamo: per la dodicesima volta dall'unità d'Italia il Parlamento si appresta a modificare la legge elettorale, un record che non ha uguali in nessun'altra grande democrazia occidentale. Alla Camera è già pronto il Brescellum, un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 5% che dovrebbe semplificare il quadro politico. Detto che, a Costituzione vigente, non esiste legge elettorale che possa garantire da sola la governabilità, c'è un dato allarmante che incide sulla credibilità del sistema: l'impulso a cambiare le regole ogni volta che una legislatura zatore e salvifico della democrazia, dunque, anche se per ora tutti i tentativi di ricostituirlo ne hanno solo dimostrato l'irrilevanza. Il leader in pectore di questa nuova formazione dovrebbe essere Pier Ferdinano Casini, che peraltro si è detto indisponibile, volendo mantenere il profilo istituzionale che si è ritagliato in questi anni e lo ha portato ad un passo dal Quirinale. Ma proprio il suo nome, scorrendo gli archivi, riporta le lancette indietro di tredici anni, quando l'allora leader dell'Udc, presentando l'embrione di un nuovo soggetto politico - il Partito della Nazione - disse chiaro e tondo che considerava arrivato al capolinea «questo bipolarismo, funzionale solo alla Lega e a Di Pietro», e ripropose l'idea di un governo di «responsabilità nazionale» che avrebbe dovuto approvare una legge elettorale fotocopia del sistema tedesco: proporzionale con sbarramento (con aggiunta di preferenze) per far crescere il terzo polo e archiviare non solo Berlusconi, ma il bipolarismo e insieme la seconda Repubblica. Corsi e ricorsi storici, insomma, per confermare che la politica italiana fa immensi giri e poi torna sempre al punto di partenza.

 

  

 

E nonostante i segretari del Pd, da Franceschini a Bersani, da Renzi a Letta, abbiano tenuto sul tema una posizione incredibilmente univoca - no a leggi elettorali che spostino a dopo il voto la scelta delle alleanze, sottraendo ai cittadini il diritto di conoscerle e sceglierle prima - ora anche al Nazareno la tentazione proporzionalista sta facendo breccia, sia perché con l'attuale Rosatellum la sconfitta sarebbe pressoché certa, sia perché trent'anni di finto maggioritario non hanno garantito alcuna governabilità. Basti ricordare il Mattarellum, legge portata spesso ad esempio, che non riuscì né a semplificare né a garantire stabilità al sistema, partorendo in sette anni ben sei governi e un numero inusitato di partiti, cespugli e gruppi parlamentari (alla Camera ben 27).

 

 

Oggi, con i due poli in frantumi, attraverso il proporzionale c'è la speranza - o l'illusione? - di ripristinare un minimo principio di rappresentanza e di restituire un profilo a partiti al momento senza identità. Ma è solo una scommessa non condivisa neppure da Renzi, l'altro potenziale leader, secondo il quale, anzi, è il Rosatellum a garantire «una prateria per il centro». Che resta dunque un'illusione ottica ancora prima di ricomporre l'arcipelago di cespugli in cerca d'autore.