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Antonio Razzi svela l'asso di Berlusconi per il Colle: 60-70 voti in ballo, "non hanno mai lavorato"

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Con l'elezione del presidente della Repubblica tornano alla ribalta: peones, cani sciolti, responsabili, aspiranti franchi tiratori, chi più ne ha più ne metta. Schegge impazzite che possono decidere nel segreto dell'urna parlamentare l'inquilino del Quirinale. Per decifrare una comunità così disomogenea interviene Antonio Razzi, l'ex parlamentare che non nel 2010 molla Antonio Di Pietro e la sua IdV per Silvio Berlusconi. "Dovevo lavorare. Avevo 62 anni. Per candidarmi mi ero licenziato dalla fabbrica, in Svizzera. Lì non è prevista l'aspettativa. Se si andava a votare, chi me lo dava un altro lavoro? Sarei rimasto senza reddito fino alla pensione" spiega a Repubblica l'ex senatore 73enne. Ma Silvio "non mi ha dato niente in cambio". Ma è rimasto in Parlamento: "Avevo pure il mutuo per l'appartamento a Pescara". 

 

In questi giorni l'abruzzese Razzi è tornato a Roma per fare un po' di campagna acquisti - non richiesta - per il Cav al Colle. "Scherzando scherzando, parliamo di come dare una mano a Silvio", è "una cosa che faccio proprio col cuore" perché Draghi premier e Berlusconi al Colle sarebbe "una coppia da sogno, tipo Messi-Ronaldo".

 

I peones, ammette, "temono che con Draghi al Colle poi si vada a votare. E qui nessuno vuole andare a casa!". Bisogna puntare sui "fuoriusciti dai partiti. Quelli non li ricandida più nessuno. Vogliono finire in santa pace la legislatura" ma anche i Cinquestelle: "Sono al dieci per cento se va bene. E con il taglio dei parlamentari (...)  non ci tornano più". Va bene, ma stringendo quanti voti ci scappano? "Ce ne sono almeno 50-70 che ci stanno pensando. A tutti piace vivere bene. Molti di loro non hanno mai lavorato". 

 

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