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Il Pd dice no al fantoccio di Mario Draghi al governo: si spinge per farlo restare a Palazzo Chigi

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Le parole di Mario Draghi non sono state accolte negativamente in casa Pd come in molti altri partiti e c’è un’apertura sull’ipotesi Quirinale, ma con alcuni pesanti paletti. Come riferisce La Stampa l’agitazione tra le correnti e i parlamentari è visibile ad occhio nudo e quasi tutti hanno una grande preoccupazione per ciò che succederà con la salita di Draghi al Colle. “Noi Draghi lo votiamo pure. Ma deve essere chiaro che non siamo in grado di reggere un governo guidato da una sorta di suo portavoce con la Lega che si tira fuori. Le fregatura di Monti l'abbiamo già presa” la rivelazione di un dirigente dei dem, che fa capire come l'area di Andrea Orlando, quella di Dario Franceschini e quella di Lorenzo Guerini siano tutte d’accordo su questo punto.

 

 

La migliore delle ipotesi tra le fila del partito di Enrico letta è quella di una permanenza del presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, soprattutto perché essuno crede che Matteo Salvini possa mai accettare di continuare un governo di larghe intese con un uomo che vada a raccogliere il testimone di Draghi. “È chiaro che per la Lega, ma in realtà per tutti, una cosa è lavorare con Draghi, ingoiare rospi con Draghi, e altra cosa è se il premier è qualcun altro” ciò che filtra da Leu. Per questo l’obiettivo primario di Letta è trovare un candidato comune per il Quirinale in modo da andare avanti con Draghi fino a fine legislatura.

 

 

“Il governo c'è se c'è questa maggioranza, non nascerà nessun governo se la Lega si sfila. Servirà davvero un tavolo di tutti, solo così potremo cercare una via d’uscita” la confidenza di un senatore del Pd. “E il primo enigma da sciogliere è la candidatura di Berlusconi. Finché il centrodestra non la toglie dal tavolo è impossibile dialogare” il pensiero di un altro parlamentare dem. L’ultimo dei malumori è tagliente: “Noi siamo anche disposti a votarlo. Ma deve essere chiaro che poi difficilmente si formerà un altro governo”.

 

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