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Stop all'uccisione di animali da pelliccia, la manovra salva volpi e visoni

Filippo Caleri
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Sono state per decenni il simbolo dell’opulenza e della ricchezza, ma anche del fascino della «femme fatale». Visoni, volpi e cincillà hanno sempre avvolto il corpo di dive e donne comuni che tentavano di emularle. Ma i tempi cambiano, le sensibilità mutano e nel rispetto dei nuovi criteri che guidano la società attuale, ieri il Senato ha segnato la svolta storica. Con un emendamento alla legge di Bilancio è stato stabilito che nessun animale col manto pregiato potrà essere più ucciso.

Gli animali ringraziano. Dal momento della pubblicazione della legge di Bilancio 2022 nella Gazzetta Ufficiale non potranno più essere allevati e uccisi, catturati, riprodotti in cattività. Gli allevatori, gli ultimi cinque rimasti sul territorio italiano, entro il 30 giugno dovranno chiudere bottega, smantellare le gabbie e cambiare mestiere.

Il passaggio storico è arrivato con un emendamento trasversale la cui prima firmataria è la senatrice Loredana De Petris (Leu con altri suoi colleghi di gruppo) e sottoscritto anche dai senatori Croatti, Perilli e Maiorino (M5S), Giammanco (Fi), Unterberger (Svp). La Comissione Bilancio di Palazzo Madama ha dato il semaforo verde e il primo risultato è che potranno morire di vecchiaia i 7.039 visoni riproduttori presenti oggi negli ultimi 5 allevamenti in funzione fra Lombardia, Emilia-Romagna e Abruzzo, dopo che per tutto l’anno in corso l’attività era stata sospesa dal Ministro della Salute per prevenire la diffusione di Covid da e verso gli animali. Non sarà un cambiamento immediato. La misura consente agli allevatori di mantenere gli animali già presenti nelle strutture non oltre il 30 giugno 2022. E per indennizzare gli imprenditori sono stati stanziati tre milioni di euro per tutto lo stesso anno. Se qualcuno affezionato al pelo degli animali piangerà a gioire sono gli ambientalisti. 

 

 

 

 

 

«Un risultato storico - ha sottolineato la Lega anti vivisezione - che affianca finalmente l’Italia ai numerosi Stati membri dell’Ue che hanno già fatto questa scelta. Un risultato ottenuto grazie anche a tutti gli italiani che negli anni ci hanno sostenuto in questa battaglia di civiltà. Il nostro prossimo obiettivo, estendere il divieto in tutta l’Unione europea».

Non è la sola norma che ha accompagnato l’arrivo della Manovra nell’Aula del Senato. Dopo una lunga guerra di posizione il testo ha passato l’esame della commissione Bilancio e si appresta a essere discussa da tutti i senatori. A sbloccare l’impasse la riscrittura del Superbonus con la soppressione del tetto Isee insieme agli altri limiti per le villette, che potranno accedere al 110% per tutto il 2022 a patto di aver completato entro giugno almeno il 30% dei lavori.

Prende forma la nuova Irpef a 4 aliquote e sparisce l’Irap per gli autonomi, con un antipasto del taglio delle tasse che vale in tutto 8 miliardi e che dovrebbe essere completato l’anno prossimo dalla delega fiscale. E per il primo trimestre dell’anno arrivano 3,8 miliardi per calmierare l’aumento dei prezzi di luce e gas, cui si è aggiunta all’ultimo anche la possibilità per le famiglie di pagare le bollette in 10 rate. Passa anche il mese in più di tempo, e cioè l’allungamento a 180 giorni, per pagare le cartelle che arriveranno nei primi 3 mesi del 2022. Così come la pensione anticipata per edili e ceramisti e la lente sull’occupazione dei giovani al lavoro per i giovani con il riordino dei tirocini. I senatori hanno piazzato avuto il tempo anche di piazzare le loro richieste di stampo elettorale. Come lo stanziamento di 7mila euro per l’esonero dal pedaggio autostradale di vigili del fuoco, forestale e protezione civile della Valle d’Aosta.

 

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