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Anagrafe aggiornata, così gli istriani tornano "italiani"

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Pietro De Leo
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A volte può capitare che i paradossi italiani vengano affrontati, almeno nelle intenzioni. La vicenda è quella che riguarda un’angheria «postuma» subita dagli esuli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia. Una legge del 1989 stabilisce che le amministrazioni della nostra burocrazia, quando devono rilasciare documenti a cittadini italiani nati in Comuni un tempo sotto la sovranità del nostro Paese e nel frattempo ceduti ad altri Stati, debbano riportare «il nome italiano del Comune, senza riferimenti allo Stato cui attualmente appartiene». Soltanto che per gli italiani nati in Istria e Dalmazia quando erano ancora territori italiani, alla richiesta di un semplice codice fiscale, ancora oggi risulta siano nati in Jugoslavia (che nel frattempo, come noto, ha subito una frammentazione in altri Stati). Un inconveniente che nasce probabilmente da un errore originario del Ministero dell’Interno in fase di digitalizzazione dei dati, e che è rimasto pendente per decenni causando disguidi burocratici (oltreché, cosa di non poco conto, sofferenze identitarie) ai cittadini coinvolti. Un problema irrisolto, nonostante molte proteste. Fratelli d’Italia, qualche mese fa, aveva proposto una risoluzione, firmata da Giorgia Meloni in prima commissione alla Camera. Approvata all’unanimità.

 

 

 

 

 

 

 

Ora, dal governo è arrivata una risposta pratica, attraverso una circolare del Ministero dell’Interno trasmessa alle prefetture, affinché evidenziassero questo tipo di criticità agli ufficiali di anagrafe presso gli enti interessati. L’obiettivo, ovviamente, è quello di aggiornare i dati dei cittadini per «renderli coerenti con la normativa». In poche parole, quindi, per far sì che risultino italiani anche nell’atto formale di emanazione di quei documenti che presentavano questa assurdità. Insomma, il segnale del Parlamento è stato nascosto. «È quello che volevamo», commenta a Il Tempo Stefano Erbaggi, dirigente romano di Fratelli d’Italia che, dal confronto con le associazioni di esuli, aveva propiziato la risoluzione. «Dopo l’atto politico, arrivano gli atti amministrativi, e ora questa circolare crea le condizioni per dare giustizia a quelle migliaia di italiani che l’attendono da troppi anni. C’è un passo in avanti sostanziale e faremo attenzione affinché il problema sia risolto anche per quanto riguarda i cittadini che non ci sono più, perché questo ha dei riflessi sulle questioni ereditarie». Oliviero Zoia, presidente dell’associazione Giuliano Dalmata nel cuore Onlus, dal suo canto commenta: «Sicuramente è un passo in avanti positivo ma occorre capire se la circolare sortirà effetti pratici. Su questo sono molto cauto. In ogni caso, va dato pieno riconoscimento all’iniziativa parlamentare che ha creato i presupposti per porre rimedio al problema».
 

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