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Zan fece fuoco e fiamme per una violenza ai gay. Era falsa, e da un anno si attendono le sue scuse

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Il post è del 19 settembre 2020, poco più di un anno fa. A firmarlo Alessandro Zan, parlamentare Pd firmatario dell'omonima legge sulla omofobia. “Marlon e Mattias ieri notte si sono scambiati un bacio nel pieno centro di Padova: per questo sono stati inseguiti, insultati e quindi aggrediti. Da un branco di vigliacchi, che ha mandato un loro amico in ospedale. Da padovano sono profondamente scosso, perché Padova è una città che, in particolare negli ultimi anni, ha fatto dei diritti e dell’inclusione una bandiera”. Fin qui il racconto del fatto. Poi la strumentalizzazione per portare acqua al mulino della sua legge: “Questo ennesimo attacco, nel cuore di una città all’avanguardia sul rispetto dei diritti, dimostra come la legge contro l’omotransfobia e la misoginia non sia davvero più rinviabile: per questo in ottobre l’approveremo alla Camera, e poi passerà al Senato, dove verrà approvata definitivamente in tempi rapidi”.

I fatti corrispondevano alla denuncia fatta da un video su facebook da quella coppia di ragazzi omosessuali, che avevano raccontato di essere stati aggrediti da omofobi perché si erano dati un bacio in pubblico, e anche amici accorsi in loro difesa erano stati assaliti da “un branco di neofascisti” che aveva causato ferite alla testa a uno di loro.

Dopo l'intervento di Zan piovvero dichiarazioni politiche, e fu indetta una manifestazione a Padova contro l'omofobia e a favore del suo ddl, il cui esame mise le ali in commissione alla Camera tanto è che poco più di un mese dopo i fatti di Padova il testo di legge fu approvato e trasmesso al Senato. Ma quei fatti che tanta emozione e polemiche suscitarono erano completamente inventati.

In due mesi di indagini lo scoprirono i carabinieri guardando le immagini di ogni telecamera di sorveglianza e ascoltando le testimonianze di chi quella sera passò nella piazza al momento dell'aggressione. Non ci fu nessun bacio gay, ma due gruppi di ragazzi ubriachi fino al midollo coinvolti tutti con le stesse responsabilità in una rissa serale partita da un commento sprezzante proprio di uno dei ragazzi che poi avrebbe recitato la parte della vittima sulla felpa di un coetaneo dell'altro gruppo.

I presunti neofascisti tali non erano, e manco avevano intuito l'orientamento sessuale di chicchessia del gruppo avversario. Se di branco vogliamo parlare, dalle immagini apparve chiaro che due erano e con le medesime responsabilità, forse un tantino superiori in quelle del gruppo della coppia gay che iniziò a provocare e sfidare gli altri. Ben sapendo cosa era accaduto il giorno dopo provano a giocarsi la carta dell'omofobia per confondere le acque, e ci cascarono subito Zan e tutta la sinistra padovana, oltre che a movimenti giovanili e ovviamente organizzazioni Lgbt. Certo si erano fidati di chi poi si è rivelato bugiardo, finendo incriminato come tutti gli altri per rissa con futili motivi.

Dopo tutto il can can che però Zan e amici suscitarono su un episodio dimostrato falso, non sarebbe stato male pubblicamente scusarsi come pubblicamente ci si era indignati strumentalizzando la vicenda. Da un anno però si attendono inutilmente scuse che non sono mai arrivate. E l'episodio mostra come in quella legge non tutto sia così bianco e nero come si dice, e come le norme vadano soppesate e abbiano bisogno di contrappesi per non correre il rischio di alimentare anche furbetti della Zan...

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