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Il derby tra deputati e referendum per legalizzare la cannabis

Tommaso Carta
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Non solo le soap opera e l’omofobia. I parlamentari sono impegnati già da alcuni mesi a discutere e litigare sul tema della legalizzazione delle droghe leggere. In attesa che il referendum faccia il proprio corso - domani, presso la Corte di Cassazione le saranno depositate le oltre 630.000 sottoscrizioni degli italiani che chiedono di dare il via libera al consumo di droghe leggere - nelle Camere qualcosa si era già mosso. All’inizio dello scorso settembre, infatti, la commissione Giustizia della Camera ha adottato il testo base che depenalizza la coltivazione di massimo 4 piante di cannabis. Il relatore del ddl è il deputato grillino Mario Perantoni. Sul provvedimento si sono astenuti i parlamentari di Italia viva, c’è stato il sì di Partito democratico, M5s, LeU e +Europa mentre il centrodestra al completo ha votato no, a eccezione del deputato forzista Elio Vito. Il testo adottato è la sintesi delle tre proposte di legge depositate rispettivamente da +Europa, M5s e Lega in commissione Giustizia della Camera.

 

 

La novità più importante è la non punibilità della coltivazione di piccole quantità. Di fatto, con il nuovo Ddl viene legalizzata la coltivazione per uso personale di massimo quattro piante «femmine» di cannabis. Vengono depenalizzati anche i «fatti di lieve entità» attraverso una distinzione tra le varie tipologie di stupefacenti. Nel caso sia una persona tossicodipendente a commettere il reato di produzione o spaccio, il testo dà la possibilità di sostituire la pena del carcere con i lavori socialmente utili. Il provvedimento, infine, aumenta le pene in caso di associazione a delinquere e spaccio nei confronti di minorenni. Difficile che la legge possa completare il suo iter prima dell’indizione del referendum, che potrebbe tenersi nella prossima primavera. A meno che una crisi politica non precipiti il Paese verso elezioni. In quel caso la consultazione slitterebbe all’anno successivo.

 

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