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Nel Pd scoppia la rivolta contro Enrico Letta: dissidi interni sul destino di Mario Draghi

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Niente pace all’interno del Partito Democratico, dove è già ripartita la guerra ad Enrico Letta. Il cavallo di battaglia del segretario è quello che Mario Draghi andrà avanti con la legislatura fino alla scadenza naturale del 2023, ma all’interno della sinistra in molti hanno la tentazione di votare per l’ex banchiere centrale al Quirinale per poi andare subito alle elezioni anticipate. In questo scenario per molti sarebbe naturale vedere Letta a Palazzo Chigi in caso di successo alle urne, ma dentro al Pd c’è chi non la pensa affatto così.

 

 

In primis Andrea Marcucci, senatore ed ex capogruppo, che non ha paura di esprimere la sua posizione su Draghi ad Affari Italiani: “Draghi è una fortuna per un Paese, che nella prossima legislatura dovrà attuare le fondamentali riforme che ora il Parlamento sta approvando. Se dalle urna del 2023 uscirà un risultato che va in questa direzione, perché votato dagli italiani, Draghi sarebbe il nome giusto per Palazzo Chigi, la miglior garanzia di tenuta e di equilibrio, anche per l'Europa. Una riflessione la mia che spero coinvolga molto presto anche il Pd”. Strada sbarra a Letta e via libera al Premier attuale.

 

 

Ma Marcucci tira un’altra picconata al segretario dem sull’alleanza con il Movimento 5 Stelle: “I risultati elettorali nella loro evidenza dicono che l'alleanza con il M5S per il Pd non è più strategica, ma il mio ragionamento è un altro. Io non voglio escludere nessuno, penso che il Pd debba discutere di alleanze con chi ha più vicino come i riformisti moderati. Poi si vedrà insieme a chi e come allargare l'alleanza, nessuna preclusione preventiva nei confronti di Conte. In realtà nel voto amministrativo di Roma e di Torino sono stati gli elettori in origine 5 Stelle a confluire naturalmente verso i nostri candidati. Per il resto - conclude uno dei più vicini a Matteo Renzi all'interno del Pd - vedremo con attenzione l'evoluzione di tutti i soggetti politici, compreso quella del M5s”. Non c’è mai un briciolo di serenità dentro la sinistra.

 

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