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Repubblica vede nero e ora la Meloni perde la pazienza

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Da un mesetto a questa parte il quotidiano Repubblica di Maurizio Molinari vede tutto nero come un cane da tartufi umbro. Avendo virato un po' al centro con la nuova direzione, indossando uno smoking con cui presentarsi scondinzolante alla corte di Mario Draghi e dei big del sistema, il quotidiano faticava non poco a essere riconosciuto dai suoi lettori e perfino dai suoi redattori, con tutte le ovvie conseguenze di una svolta così innaturale. Così Molinari deve avere visto come la manna l'arrivo della ciambella nera e delle polemiche anche strumentali sul fascismo, facendo tuffare il suo giornale a capofitto come nessun altra testata. Anche i giornalisti del gruppo si sono sentiti rianimare, e così ogni giorno giù mazzate e daje al nero anche quando era grigio pallido. Un virus che sembra avere contagiato tutti, e che ha fatto ammalare gravemente anche una delle più giovani e professionali redattrici, come Annalisa Cuzzocrea, di solito esperta di giallo grillino.

 

 

 

 

 

 

Ma con la nuova moda anche a lei sono stati imposti occhialoni neri che impediscono di vedere la realtà così ieri la ragazza si è lasciata andare durante l'intervento in Parlamento di Giorgia Meloni, che la Cuzzocrea ha descritto “interamente vestita di nero” lasciare l'aula di Montecitorio prima che aprisse bocca la ministra. Fascistaccia di una Meloni! Solo che la Cuzzocrea era prigioniera di quegli occhialoni imposti dalla testata che fanno perdere il senso della realtà: anche un bimbo avrebbe visto un blu scintillante appena un pizzico scuro nel vestito della Meloni. La leader di Fratelli di Italia ha replicato via social senza nemmeno calcare troppo la mano: “E' blu. Interamente vestita di blu. Quanto vi piace la mistificazione...”. Sarebbe bastato togliersi gli occhiali, chiedere scusa dell'errore e tutto per la Cuzzocrea sarebbe finito lì. Invece la giornalista di Repubblica l'errore non l'ha nemmeno ammesso, e davanti alla marea social che glielo faceva notare, ha reagito facendo la vittima come solo i veri colpevoli sanno fare: “Ragazzi, calma. Ho raccontato una cosa vista come faccio in ogni pezzo e anche qui. Descrivendo cravatte, vestiti, particolari. Non c’era niente sotto. Chi mi sta riempiendo di insulti su ogni muro è in malafede”. Ma come, una sbaglia clamorosamente e maliziosamente sul colore e se la prende pure con chi glielo fa notare? Assai più civile di questo sfacciato vittimismo è stata l'onda critica che ha accompagnato l'arrampicata sugli specchi della cronista di Molinari: “Io, fossi in te”, suggeriva ad esempio uno dei tanti, “ direi 'scusate, ho scritto una minchiata' e la chiuderei più dignitosamente. Attendiamo fiduciosi il tweet sul prossimo G20 per avere dettagli sul cappotto di Draghi o sulla cravatta di Macron”. E in effetti sì, sarebbe bastato quel semplicissimo: “scusate, ho visto male”. Ma non esce proprio fuori...

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