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Le aziende non conservano il QR code, che succede se non si mostra il green pass

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È ufficiale: dal 15 ottobre, data in cui scatterà l’obbligo per tutti i dipendenti di mostrare il Green pass per poter accedere al luogo di lavoro, vi saranno controlli automatici all’ingresso delle aziende, sia nella Pubblica amministrazione che nel privato e «il personale preposto al controllo vieterà al lavoratore senza green pass valido o che si rifiuti di esibirlo l’accesso alla struttura, invitandolo ad allontanarsi». Il lavoratore che non esibisce il Green pass deve essere considerato assente ingiustificato e non può essere destinato allo smart working o al lavoro agile. È quanto riportato nel dpcm contenente le indicazioni del governo per verificare il possesso della certificazione verde e regolare l’ingresso dei lavoratori.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha firmato anche le linee guida per la Pubblica amministrazione che prevedono controlli a campione e l’utilizzo di una app di verifica, «già disponibile gratuitamente sulle principali piattaforme». Alle amministrazioni verranno fornite applicazioni e piattaforme per facilitare il controllo automatizzato, come ad esempio "Verifica C-19", sul modello di quanto avvenuto per scuole e università. A verificare il possesso del Green pass sarà il datore di lavoro, che potrà delegare questo compito ad un’altra figura, «preferibilmente con una qualifica dirigenziale». Il controllo potrà avvenire all’accesso, evitando ritardi e code durante le procedure, o successivamente, a tappeto o su un campione quotidianamente «non inferiore al 20% del personale in servizio», assicurando la rotazione e quindi il controllo di tutto il personale.

Per regolare i turni, il datore di lavoro potrà chiedere il certificato verde ai propri dipendenti non prima delle 48 ore antecedenti l’orario di ingresso in ufficio. «Per far fronte a specifiche esigenze di natura organizzativa, come ad esempio quelle derivanti da attività lavorative svolte in base a turnazioni, o connesse all’erogazione di servizi essenziali - si legge nella bozza del dpcm che regolerà i controlli - i soggetti preposti alla verifica» della certificazione verde «possono richiedere ai soggetti obbligati di rendere le comunicazioni» con «l’anticipo strettamente necessario e comunque non superiore alle 48 ore, ciò anche in relazione agli obblighi di lealtà e di collaborazione derivanti dal rapporto di lavoro».

La «verifica quotidiana e automatizzata del possesso delle certificazioni verdi in corso di validità del personale effettivamente in servizio» dovrà avvenire «senza rivelare le ulteriori informazioni conservate, o comunque trattate». A tal proposito, è intervenuto anche il garante della Privacy confermando che «l’attività di verifica non dovrà comportare la raccolta di dati dell’interessato in qualunque forma, ad eccezione di quelli strettamente necessari, in ambito lavorativo, all’applicazione delle misure derivanti dal mancato possesso della certificazione».

Il sistema utilizzato per la verifica del green pass, inoltre, «non dovrà conservare il QR code delle certificazioni verdi sottoposte a verifica, né estrarre, consultare, registrare o comunque trattare per altre finalità le informazioni rilevate». Il garante ha anche ribadito che «potranno essere sottoposti al controllo solo i lavoratori effettivamente in servizio per i quali è previsto l’accesso al luogo di lavoro». Esclusi quindi «i dipendenti assenti per ferie, malattie, permessi o che svolgono la prestazione lavorativa in modalità agile. I dipendenti dovranno essere opportunamente informati dal proprio datore di lavoro sul trattamento dei dati attraverso una specifica informativa».

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