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La promessa di Simonetta Matone: "Conosco la periferia e risolverò i problemi di Roma"

Francesca Musacchio
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«Io mi vanto di conoscere le periferie perché per 17 anni sono stata pm presso il Tribunale dei minori di Roma e l’utenza era estremamente promiscua, perché non è che ai Minori ci finiscono soltanto le persone disagiate e con problematiche sociali ed economiche, ci finiscono tutti. Però è un ottimo osservatorio per conoscere le periferie». Sul tema Simonetta Matone, candidata pro-sindaco al Comune di Roma nella lista della Lega, si scalda. Dal salotto della sua casa romana, arredato con estremo gusto, interviene in radio. La sollecitano sui temi più spinosi di Roma, che di problemi ne ha tanti. Le periferie sono tra questi, ma sembrano distanti da qui, si ha quasi la sensazione che si trovino in una città lontana non solo fisicamente. La Matone, però, ribadisce che quei luoghi li conosce molto bene. «Avrò firmato migliaia di provvedimenti per persone ai domiciliari in questi posti. Mi sono sempre sforzata di capire le ragioni dei reati che venivano commessi. Non è una giustificazione, è un tentativo di comprensione. Molto spesso c’è una fetta di chi commette reati e delinque che lo fa perché non ha mezzi di sussistenza. Non è la generalità, ma è una parte su cui dobbiamo riflettere». E poi lancia la sua proposta: «Dobbiamo cancellare i ghetti offrendo lavoro e decoro a chi ci vive. Così si aiutano le periferie. Sto anche pensando ad un progetto per la rinascita degli oratori perché allontano dal crimine. Si chiama prevenzione intelligente».

 

 

La campagna elettorale per eleggere il sindaco di Roma è alle battute finali e all’interno della Lega si respira un’aria pesante. Cosa ne pensa Simonetta Matone delle parole di Giorgetti? «Ognuno è libero di esprimere la propria idea politica, ma l’ho trovata leggermente improvvida a 4 giorni dalle elezioni quando, secondo me, un partito deve essere unito e compatto per portare a casa il risultato». Quello che preoccupa la candidata è l’astensionismo. «Io non temo nessun candidato di altri partiti. Temo l’astensionismo che è il vero nemico del centrodestra. Dall’altra parte c’è una disciplina di partito per il Pd, un senso di appartenenza per i M5S e Calenda rappresenta una sorta di azione di disturbo nei confronti dell’ordine costituito a sinistra: si votano queste tre opzioni per questi motivi. Ma l’astensionismo potrebbe giocare un brutto scherzo, sia di qua che di là. Il centrodestra però è più unito, pur nelle differenze tra i partiti, ha opzioni più vicine tra di loro, al di là di quello che scrivono i giornali». Per scongiurare da debacle elettorale, però, servono idee, progetti e programmi. Su quest’ultimo l’ex giudice è netta: «Il programma del centrodestra c’è. Su Facebook ho fatto una diretta di un’ora per spiegare quello che vogliamo fare, attraverso le slide, in maniera chiara, semplice e comprensibile». Bene, allora in caso di vittoria del centrodestra, Simonetta Matone come immagina i famosi primi 100 giorni, durante i quali tutti i candidati promettono di risolvere almeno un problema? «La fretta è nemica del bene - risponde - In ogni caso, noi ci dobbiamo buttare a capofitto sulla problematica dei rifiuti perché é la cosa più scandalosa e più sentita dai romani».

 

 

Però Roma è complessa e non solo per la spazzatura e i cinghiali, che sono la parte visibile di un sistema che a volte blocca la città. Su questo l’ex magistrato prende tempo: «Noi dobbiamo capire se questo sistema è bloccato dall’interno per la scarsa voglia di lavorare di chi sta lì, per paura dell’autorità giudiziaria che costituisce un grosso freno alle iniziative oppure per interessi consolidati e radicati. Noi però questo lo scopriremo strada facendo. È difficile dirlo ora». Il tempo a nostra disposizione è finito: «Devo andare alla conferenza stampa per "Gli Stati generali della Cultura a Roma", mi dispiace». Un’ultima battuta la chiediamo però. Cosa vuol dire pro-sindaco? Forse la gente comune non lo sa: «Il pro-sindaco è una cosa diversa dal vice sindaco, perché affianca il sindaco». Al momento dei saluti le chiediamo se è stanca, la campagna elettorale è dura: «Da morire - ammette sorridendo - io ho una passione per la casa, la cucina e adoro i miei nipoti con i quali sto sempre (Caterina 7 anni, Giulietta 4 e Giorgio 1 anno e mezzo, ndr). Per i miei nipoti la mia candidatura è stata una tragedia. Le due femmine non vedendomi più pensavano che fossi morta. Per le mie figlie, invece, è stato un gravissimo problema organizzativo. Ma sabato, giorno di silenzio elettorale, lo trascorrerò tutto con loro perché dobbiamo recuperare il tempo perduto».

 

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