Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Riforma del catasto, dal centrodestra un messaggio chiaro: guai a chi tocca la casa

Esplora:

Franco Bechis
  • a
  • a
  • a

Matteo Salvini questa volta ha battuto un colpo, e di quelli che si fanno sentire. Lo ha fatto con una battuta e con grazia, ricordando di avere dato la fiducia sicuramente a un governo guidato da Mario, ma che di cognome fa Draghi e non Monti. Il riferimento è alle ipotesi circolate sulla “riforma delle rendite catastali” e anche a quello sul superamento di quota 100 sulle pensioni, che sembrano almeno nelle bozze lette fin qui appartenere a un'altra epoca. Anche perché Draghi si presentò non una vita fa, ma a maggio di quest'anno con un titolo programmatico chiarissimo: “questo non è il momento di prendere soldi, ma di darli agli italiani”. Lo disse rispondendo in conferenza stampa a una domanda sulla ipotesi di ritoccare in alto la tassa sulle successioni e le donazioni come chiedeva il segretario del Pd, Enrico Letta.

Sembra strano oggi leggere bozze di legge di stabilità e dei suoi collegati che parrebbero smentire platealmente quella pronuncia così netta. Anche perché da maggio a oggi poco o nulla è cambiato per le tasche degli italiani. Anzi, anche se non dipende da una scelta del governo, ora sta già per cambiare in peggio visto il maxi rincaro alle porte dei prezzi dell'energia. Non è proprio il momento di andare a toccare la casa degli italiani, che è già abbastanza tassata ora e che spesso è il solo bene che aiuta quando le cose vanno male (per lo meno chi ha la fortuna di essere proprietario della prima casa non ha da preoccuparsi per pagare l'affitto quando le entrate familiari si riducono come è accaduto nell'anno di pandemia). 

Salvini che è stato costretto in un angolo da cui era impossibile smarcarsi sulle vicende dell'obbligo vaccinale mascherato attraverso il maxi green pass, davanti al fantasma di più tasse sugli italiani non può nemmeno vagamente abbozzare. E non può farlo nemmeno Forza Italia, che è nata e cresciuta grazie al Dna del “meno tasse per tutti”.

Spingono ovviamente per dare corpo a questa stangata sul mattone sia il Pd che Leu, ma anche in quel caso si tratta di Dna: hanno l'anima vampiresca, e non c'è nulla da fare. Quando salta fuori come davanti a un incendio, estintore in mano e via a spegnerlo. E il primo a saperlo dovrebbe essere Draghi, che ha sempre ripetuto come questo non fosse il momento storico in cui usare la pericolosissima leva fiscale. Chi spinge per farlo ovviamente non rivendica la propria vocazione da Dracula. Sì, lo ha fatto ingenuamente solo il povero Gianrico Carofiglio ieri in tv da Lilli Gruber con toni anche trinariciuti, ma lo scrittore capisce quasi nulla di politica e zero assoluto di fisco e la scivolata capita. No, quelli della sua sponda ideologica raccontano tutt'altro, spiegando che la riforma del catasto deve essere fatta “ad invarianza di gettito”, e al massimo con un po' di “equa redistribuzione in modo che qualcuno paghi di più e qualcun altro di meno”.

Ricordo una delle ultime volte in cui dissero qualcosa di simile: fu con la riforma Irpef fatta da Romano Prodi e Vincenzo Visco nel 2006. Dovevano dare di più a chi aveva di meno, finì con più prelievo fiscale anche su redditi mensili di mille euro grazie a un errore madornale che non avevano prrevisto giocando su detrazioni e deduzioni. 

Anche ora l'invarianza di gettito che dovrebbe arrivare dalla riforma delle rendite catastali è un' araba fenice, nei fatti impossibile e produttrice probabilmente di centinaia di migliaia di ingiustizie. Perché teoricamente sarebbe possibile solo a livello nazionale: adeguando le rendite catastali a livello dei prezzi di mercato, indubbiamente saliranno in tutta Italia.

In alcune zone raddoppieranno, in altre triplicheranno, in altre ancora un po' meno. Per compensare bisogna ridurre tutte le tasse che insistono sulla casa e che secondo stime più aggiornate ammontano fra dirette e indirette intorno ai 45 miliardi di euro l'anno. Quella somma è composta per il 49% da Imu e Tasi, per il 21% da Irpef e Ires e per il 30% da tutta la tassazione indiretta (imposte di registro, ipotecarie, catastali etc). Solo abbassando tutte quelle aliquote si compenserebbe il gettito. Solo che si produrrebbero differenze enormi sul territorio, perché magari qui abbassi e la rendita catastale invece non si alza e là invece la rendita schizza e abbassi poco. E' la storia dei polli di Trilussa, e non è affatto equa. Perché uno potrebbe avere una villa da miliardario in una zona povera e ne uscirebbe con un bel guadagno. E un povero potrebbe avere ereditato un appartamentino malridotto senza riscaldamento e senza ascensore per salire al quarto piano nel centro di Roma e verrebbe spremuto come un limone. 

L'unico modo per non procedere a gravi iniquità che deriverebbero da una operazione secca a livello nazionale sarebbe quello di procedere per micro territorio, assicurando parità di gettito lì fra aumento rendite e diminuzione della tassazione diretta e indiretta. E capite bene che ci vorrebbero decenni per farlo e ne nascerebbe un bailamme fiscale ben peggio di quello che esiste oggi. 

Quindi è impossibile fare un'operazione sulle rendite catastali assicurando l'invarianza di gettito. E' possibile solo tassando tutti su prima e seconda casa alla cieca, e ovviamente facendo felice l'erario. Il contrario di quello che ha assicurato Draghi. Se il premier ha cambiato idea, allora non pensino un attimo in più di restare in quella maggioranza né Salvini né Silvio Berlusconi. E tanti auguri ai veri Dracula che restano l'ossatura politica della sinistra italiana. Ne hanno bisogno, perché come dimostra la storia dell'altro Mario, in Italia chi tocca la casa (politicamente) muore...

Dai blog