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Regalo di Giovannini ai lavoratori del Ministero: pioggia di milioni su dipendenti e funzionari

Francesco Storace
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Godi popolo. Nell’Italia dei ristori a rate, dei tamponi a costo variabile, della spesa a fatica, per fortuna che c’è il ministro Enrico Giovannini. Sedici milioni di euro da destinare al personale del ministero delle Infrastrutture ovunque si trovi mica è da tutti. E vanno fatti i complimenti ad un ministro molto attivo sul fronte sindacale, che ha tirato fuori i quattrini dalla cassaforte del ministro dell’economia Daniele Franco. A cui ha rinfacciato i soldi dei dipendenti del dicastero di via XX settembre. Si affacci il prossimo. Tutto sta in un decreto legge, il 121 del 10 settembre scorso, che ha un titolo che a tutto fa pensare tranne che alle retribuzioni. Quando sono dovuti, gli aumenti, è giusto corrisponderli, ma lo si scrive con chiarezza e senza nasconderlo nel commi di un decreto che ne ha molti. «Disposizioni urgenti in materia di investimenti e sicurezza delle infrastrutture, dei trasporti e della circolazione stradale, per la funzionalità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, del Consiglio superiore dei lavori pubblici e dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle infrastrutture stradali e autostradali». Sono le voci di dentro che raccontano la storia di queste elargizioni improvvise.

 

 

Anzitutto, si scopre che bisogna pagare i membri della commissione nazionale «per il dibattito pubblico» sulle opere da realizzare. Istituita con decreto del 2016 – si legge ora – ha bisogno di gettoni di presenza per 15 membri più 3 esperti. La parola esperti fa un po’ sorridere, come se gli altri 15 non debbano esserlo. Ma ci sta, nella nostra burocrazia. Finalmente potranno incassare fino a 36mila euro l’anno – a partire dal 2022, quest’anno il limite è ovviamente della metà – e la condizione è svolgere almeno una riunione a trimestre. Sapete che fatica questi incontri a Roma... Tante spese signora mia... Bisogna poi dare più soldi ai dipendenti. «Perché all’Economia vengono riconosciuti 4.000 euro lordi procapite e alle Infrastrutture solo 309», deve aver strillato Giovannini a Franco e così sono usciti fuori i soldi (le differenze tra i due ministeri sono infilate nella relazione tecnica...) all’articolo 5. I commi dal 6 al 9 raccontano queste meraviglie. Tanto è vero che si è dovuto mettere mano ad un decreto legislativo del 2016 per poter cancellare le parole «senza oneri a carico della finanza pubblica». Tra la commissione «del dibattito» e gli aumenti decisi, sono 16 milioni di euro, altro che oneri... Poi arriva il Recovery plan, per il quale tutto è consentito.

 

 

I soldi vanno versati – ed attendiamoci ulteriori richieste simili da altri ministeri – «in relazione alla realizzazione degli interventi di competenza (...) finanziati in tutto o in parte con le risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza». A chi vanno i soldi lo spiega il comma 8: quest’anno 203 milioni e il prossimo 610 riservati ai dirigenti. 850 milioni circa quest’anno e 2.530 nel 2022 al resto del personale. «A regime» saranno 16 milioni di euro. Giovannini teme l’esodo del personale. Ecco una delle motivazioni della spesa: «L’incremento dei fondi risulta essenziale al fine di assicurare il rafforzamento delle capacità tecniche del Dicastero al fine di evitare la mobilità delle competenze professionali più elevate verso altre Amministrazioni, determinata prevalentemente da ragioni economiche come fondatamente ipotizzabile in ragione del differente trattamento retributivo». Insomma c’è la concorrenza tra ministeri. «In proposito – continua la relazione allegata al decreto legge - si precisa che i fondi relativi alla retribuzione accessoria riconosciuti dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili sono di gran lunga inferiori a quelli previsti presso tutte le altre Amministrazioni centrali». Il ministro ha infatti portato l’esempio degli altri ministeri. Economia e non solo, pure la Salute e l’Agricoltura. Non chiamiamolo «regalino». Perché se i soldi spettano a chi lavora è giusto elargirli. Quello che non si comprende è perché fare riferimento al Recovery Plan. Se non ci fosse stata la pandemia non glieli avrebbero riconosciuti? Se sono bravi sono bravi sempre. Ora se ne conosceranno altri, da ministeri diversi, che rivendicheranno gli stessi aumenti «accessori».

 

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