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Il sindaco Dem scivola sul Colle: lancia il Mattarella bis e inguaia Enrico Letta

Chris Bonface
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Chissà, nelle sue intenzioni e con una certa dose di ingenuità, il suo voleva essere un complimento. Così pensando di tessere le lodi di Sergio Mattarella il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, che è anche il coordinatore dei sindaci Pd di tutta Italia, ha rotto il tabù e pure il galateo augurandosi che l’attuale Capo dello Stato resti al suo posto anche dopo la scadenza, e quindi sia rieletto sul Colle dal Parlamento. Ricci lo ha fatto perché ieri gongolava dalla felicità per la scelta del presidente della Repubblica di venire a Pesaro in forma privata a godersi il concerto finale del Rossini Opera festival con le due ore di bel canto del tenore Juan Diego Florez. L’uscita di Ricci è stata come quella di un elefante piombato in un negozio di cristalli preziosi: per galateo e anche per saggezza politica non si parla dei candidati al Quirinale con tanto anticipo. Lanciare l’ipotesi del Mattarella bis in modo così intempestivo e da parte di un alto dirigente del Pd quando mancano ancora cinque mesi abbondanti al termine del mandato è già di per sé una gaffe, farlo poi con un Capo di Stato e che in ogni modo ha detto di considerare chiusa la sua esperienza istituzionale lo è ancora di più.

 

 

Ma per mettere ancora più in imbarazzo il leader del suo partito, Enrico Letta, il povero Ricci è riuscito a condire la sua sgangherata lode a Mattarella con una gaffe nella gaffe, come chi mettendo il piede su una buccia di banana prova con equilibrismi a restare in piedi mettendo in scena un ridicolo balletto che lo fa schiantare al suolo in mezzo a risolini e scherno di chi osserva. Non pago il nostro Ricci di avere violato il tabù della rielezione al Quirinale infatti in breve giro di parole ha trasformato quello che voleva essere un complimento sia pure fuori posto, in una offesa. «Credo che Mattarella», ha spiegato Ricci in piazza ai cronisti locali che attendevano l’arrivo del Presidente della Repubblica, «possa essere rieletto, magari non per tutto il settennato, come era accaduto per Giorgio Napolitano, ma così permetterebbe a Draghi di arrivare al 2023 e concludere il suo lavoro». Quindi non si trattava nemmeno di un complimento di Ricci all’attuale Capo dello Stato, ma al presidente del Consiglio Mario Draghi, per cui Mattarella secondo il capo dei sindaci Pd dovrebbe sacrificarsi restando al Quirinale i soli tempi supplementari necessari a fare concludere a Draghi questa legislatura da Palazzo Chigi. Maldestro anche il riferimento al precedente di Napolitano, perché allora chiedendogli di restare al Quirinale nessuno si permise di proporre pubblicamente un mandato monco, limitato a qualche mese o anno: fu il diretto interessato ad accettare ponendo quella condizione temporale e dicendo che comunque dopo due anni si sarebbe dimesso. Frittatona alla Rossini dunque per il maldestro sindaco di Pesaro (che non pago ha pure detto ai cronisti che da lì a poco avrebbe detto le stesse cose a Mattarella), e adesso per il Pd sarà necessario cercare strade rapide per uscire dall’imbarazzo provocato da questa uscita.

 

 

 

Ma nella sua ingenuità Ricci ha buttato in piazza uno dei temi centrali del quadro politico dei prossimi mesi, rendendo pubblica tutta la confusione che si sta vivendo anche dalle parti del Nazareno. In questo Parlamento infatti non ci sono maggioranze possibili per l’elezione di candidati riportabili a uno schieramento. Non ne esistono nello schema Pd-sinistra-M5s e non ne esistono in quello del centrodestra che pure con i grandi elettori delle Regioni sarà lo schieramento con più numeri. Possibili candidati di parte i cui nomi sono circolati in questi tempi (Romano Prodi, Walter Veltroni, Silvio Berlusconi, Pierferdinando Casini, Giuseppe Conte, perfino Maria Elisabetta Casellati) potrebbero contare sì sullo schieramento di partenza- e qualcuno nemmeno su quello al completo- ma non avrebbero i numeri necessari. Il solo in grado di farcela in partenza è proprio Draghi, che però con la sua elezione mette a rischio la continuità di un governo che avrà ancora vivi molti dei problemi che era stato chiamato ad affrontare e che traslocando da palazzo Chigi al Quirinale farebbe correre più di un rischio remoto alla durata della legislatura che potrebbe interrompersi lì. Certamente la carta del bis di Mattarella è fra le principali del mazzo della politica. Ma lì avrebbe dovuto restare nascosta e negata in ogni momento fino alla fine del mese di gennaio 2022...

 

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