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Conte si fida dei talebani, bufera sull'ex premier. Anche Di Maio lo smentisce

Gianni Di Capua
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Giuseppe Conte è convinto che i talebani siano davvero diventati dei sostenitori delle legalità e delle democrazia. Crede talmente alle loro parole che mercoledì sera, ospite a Ravello per la presentazione di un libro, ha spiegato così quello che è il suo pensiero sul tipo di atteggiamento che il mondo intero dovrebbe tenere nei confronti del nuovo regime islamico: «Quello che è certo è che adesso abbiamo solo le armi della diplomazia, del sostegno economico e finanziario e dobbiamo coltivare un serrato dialogo col nuovo regime, che appare, quantomeno a parole, da alcuni segnali che vanno tutti compresi, su un atteggiamento abbastanza distensivo».

Parole che hanno provocato un terremoto politico con i leader di tutti i partiti che sono rimasti letteralmente allibiti. Tanto che è stato proprio Luigi Di Maio a sconfessare la linea del neo leader dei Cinque Stelle: «È importante agire in maniera coordinata nei confronti dei talebani. Dobbiamo giudicarli dalle loro azioni, non dalle loro parole» dice intervenendo al G7 Esteri. «Abbiamo a disposizione qualche leva, sia pur limitata, su di loro come l'isolamento dalla comunità internazionale e la prosecuzione dell'assistenza allo sviluppo fornita finora», aggiunge il ministro. «Dobbiamo mantenere una posizione ferma sul rispetto dei diritti umani e delle libertà, e trasmettere messaggi chiari tutti insieme».

Ma le critiche a Conte sono state comunque feroci. «Dire che bisogna dialogare coi talebani per le loro "dichiarazioni distensive" mentre le mamme gettano i bambini sopra il filo spinato per salvarli e mentre i Talebani vanno casa per casa a cercare le donne significa capire poco di politica estera. E non capire nulla dei Talebani. Meno male che a Chigi c'Draghi e non Conte» attacca la capogruppo di Iv alla Camera Maria Elena Boschi. E il segretario Pd Enrico Letta taglia corto sull'ipotesi di dialogo con i talebani: «A me francamente sembra molto difficile. Dobbiamo attrezzarci al peggio. Poi ovviamente se la situazione sarà migliore, sarà tutto di guadagnato. Ma dobbiamo francamente attrezzarci al peggio».

Un putiferio che Giuseppe Conte ha provato a limitare spiegando, con un post su Facebook, che è stato travisato il senso delle sue parole. «Di fronte al disastro umanitario che è in corso in Afghanistan, dove sono in pericolo i più elementari diritti fondamentali, vergognoso che in Italia ci sia chi gioca a strumentalizzare fatti e dichiarazioni per biechi fini di polemica politica. La polemica proviene dagli esponenti di quella stessa forza politica che ha inneggiato al "rinascimento arabo" e che ha sostenuto fideisticamente che il percorso che si stava compiendo in Afghanistan fosse risolutivo e privo di errori. assolutamente necessario che tutta la comunità internazionale esprima una compatta pressione (ho inteso questo, quando nell'ambito di un più articolato ragionamento politico, ho parlato di "serrato dialogo") sui talebani affinché siano costretti ad accettare condizioni e garanzie per il riconoscimento e la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali della popolazione».

Polemica finita? Nemmeno per sogno. «Caro Conte, facevi più bella figura ad ammettere di aver detto una sciocchezza - replica in un tweet il presidente di Italia Viva Ettore Rosato - Dialogare coi talebani per i loro toni distensivi è una follia. Attaccare Italia Viva per giustificare la tua incompetenza è imbarazzante».

E nella polemica finisce anche il Tg1, accusato dal deputato di Iv Michele Anzaldi di aver censurato «l'imbarazzante uscita di ieri sera di Conte che vuole dialogare con i talebani: l'edizione delle 13.30 ha totalmente oscurato sia la notizia sia il sonoro del leader M5s a Ravello, trasmesso invece da tutti gli altri tg. Quanto ancora pub andare avanti questa disinformazione sulla tv pubblica? Che aspettano i nuovi vertici Fuortes-Soldi a intervenire e far tornare il giornalismo in.

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