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Roma, "appoggio a Gualtieri sindaco". Pronto l'accordo M5S-Pd: così Conte prenota la Camera

Daniele Di Mario
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L'alleanza rossogialla rinasce all'ombra del Cupolone. Anzi, del Campidoglio. Protagonista sempre lui, Giuseppe Conte. L'ex premier, sostenuto dalla maggioranza frutto dell'intesa tra M5S e Pd e successivamente sostituito a Palazzo Chigi da Mario Draghi nonostante gli sforzi per un Conte ter dell'ex segretario Dem Nicola Zingaretti, oggi ufficialmente il presidente dei pentastellati e s' avvia a varare quel nuovo Movimento di cui ha parlato per settimane. Archiviate le ruggini col fondatore e garante Beppe Grillo, Conte ha cominciato a lavorare a un M5S sempre meno movimento e sempre più partito. Fondamentale, in quest' ottica, la collocazione politica dei pentastellati.

Il giurista pugliese non ha mai fatto mistero che il suo Movimento dovrà diventare una forza politica autorevole e incardinata nel campo riformista, dunque per forza alleato del Partito democratico. Con quale legge elettorale si vedrà. Un progetto portato tenacemente avanti anche quando Conte era a Palazzo Chigi, ma che si è più volte arenato a livello locale, dove le alleanze con il Pd o hanno prodotto risultati deludenti (Umbria) o non sono state possibili, come a Torino e a Roma.

Ma proprio dalla Capitale il dialogo tra Pd e M5S può - anzi, per i Dem «deve» - ripartire. Perché tutti i sondaggi fin qui effettuati dalle forze politiche sono pressoché concordi nel prevedere un ballottaggio tra il candidato del centrodestra Enrico Michetti e quello del centrosinistra Roberto Gualtieri, con Carlo Calenda e, soprattutto, Virginia Raggi tagliati fuori dal secondo turno. Gualtieri, però, al ballottaggio dovrà recuperare parecchi voti su Michetti. Basterà il solo sostegno di Calenda, che pesca si nell'elettorato democratico, ma anche in quello più liberale che al secondo turno potrebbe optare per il civico Michetti? Al Nazareno non ne sono tanto sicuri. È ai voti 5 Stelle quindi che guarda Gualtieri.

E qui entra in gioco Giuseppe Conte. Il candidato sindaco del Pd è stato il ministro dell'Economia dell'ex premier, che in più di un anno di governo non ha mai nascosto la stima per Gualtieri. Dal Pd, insomma, si aspettano un endorsement chiaro di Conte, un'indicazione inequivoca con la quale il presidente del MSS inviti gli elettori grillini a scegliere Gualtieri. E così i rumors di palazzo parlano di un dialogo già avviato tra Conte e il segretario Pd Enrico Letta, mediato dal buoni uffici di Goffredo Bettini. Gualtieri è deputato e, in caso di elezione a sindaco, dovrà lasciare il seggio a Montecitorio, rendendo indispensabili le elezioni suppletive per eleggere il suo successore nel collegio uninominale Roma Centro, dove il candidato naturale potrebbe essere proprio Giuseppe Conte, col Pd pronto a sostenerne candidatura ed elezione in caso di sostegno pentastellato al ballottaggio.

Un incastro difficile certo, ma possibile. Anche se anche in questo caso gli ostacoli non mancano. Come la prenderà Virginia Raggi? Qualcuno insinua che, visti i sondaggi, Conte sarebbe anche disposto a non spendersi più di tanto in campagna elettorale per la sindaca uscente, pur di blindare la nuova alleanza col Pd. C'è poi la questione del collegio di Monte Mario-Primavalle.

Anche lì si torna al voto, probabilmente il 3-4 ottobre, in concomitanza con il primo turno delle elezioni comunali. Il centrodestra è strafavorito: la frammentazione a sinistra, con tre possibili candidati (uno del Pd, uno del MSS e uno di Azione-Iv), regalerebbe il seggio a Giorgia Meloni e Mateo Salvini. A meno che Conte (e anche Calenda) non optino per una sorta di desistenza, non candidando nessuno per rendere contendibile il seggio al Pd. Ma così facendo si danneggerebbe la campagna elettorale della Raggi (e quella di Calenda) su quella porzione di territorio romano. C'è poi un'altra questione non irrilevante. Renzi e Calenda hanno sempre detto di guardare al Pd come naturale alleato, ma a condizioni ben precise: si a un'intesa con i riformisti, non con i populisti. Se Conte decidesse di sostenere Gualtieri al ballottaggio, cosa farebbe il leader di Azione? Il rischio di perdere i voti di Calenda e di non fare il pieno di quelli della Raggi è concreto e alimenta le speranze di vittoria di Michetti e del centrodestra. Un rebus difficile da risolvere. La partita comincerà ufficialmente dopo il 4 ottobre, cioè dopo il primo turno, ma al Nazareno hanno già preso in mano il dossier e vorrebbero arrivare a chiudere il risiko molto prima.

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