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«Piano Michetti» sui trasporti: ecco la ricetta per metropolitane e autobus di Roma

Pietro De Leo
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«Sono io l’uomo nuovo». Enrico Michetti, candidato sindaco del centrodestra a Roma, punta sul suo esordio nell’agone politico, in una conversazione ai microfoni di Radio Radio. «Quei tre - dice riferendosi ai suoi avversari - rappresentano la realtà della città e della nazione, perché sono al potere». E aggiunge: «La domanda da rivolgere agli elettori è: Calenda e Gualtieri avendo fatto i ministri rappresentano il modo in cui viene esercitato il potere nella nazione. Siete d’accordo o no?». E ancora: «Virginia Raggi proviene da un quinquennio in cui ha fatto il sindaco. Siete d’accordo come viene amministrata la città?». Al contrario «io rappresento la novità, ed è per questo che tutti e tre ce l’hanno con me». E torna, l’avvocato, anche sul gesto di lasciare platealmente, pur nelle battute finali, il confronto di tre giorni fa con gli altri candidati che si stava rivelando particolarmente concitato. «Ho lasciato perché non è con gli insulti che si fa la buona amministrazione, né con l'odio, ma si fa con il dialogo».

 

 

Nell’intervento di Radio Radio Michetti affronta il tema dei trasporti. «La cura del ferro è fondamentale - ragiona Michetti - bisogna chiudere l’anello ferroviario, incrementare i prolungamenti dei tronconi attuali delle metropolitane». Con qualche esempio pratico, ad esempio per la fermata Anagnina. «Lì – osserva - si potrebbe pensare ad un prolungamento di qualche km per arrivare all’aeroporto di Ciampino, così che quest’ultimo potrebbe praticamente entrare nel cuore della città». E ancora: «Dalla fermata Battistini a Casalotti sono 4 km. Si potrebbe pensare a prolungare quel tratto, che peraltro sarebbe a cielo aperto e non costerebbe neanche tanto, piuttosto che fare una funivia». Tuttavia, la giornata di ieri è stata segnata anche da un certo fermento politico, con esponenti del centrodestra usciti a rilanciare il loro appoggio. «Tra i candidati – dice il leghista Claudio Durigon - è sicuramente il miglior sindaco di Roma, l'unico in grado di risolvere il problema rifiuti, realizzare metropolitane e stadi, bonificare stazioni e strade. In questa prima fase della campagna elettorale ha messo in risalto le sue passioni - l'arte e la cultura - più delle sue competenze sugli enti locali che sono di gran lunga superiori ai competitor».

 

 

Da Fratelli d’Italia, Paolo Trancassini osserva: «Su Enrico Michetti c'è il pieno appoggio della coalizione di centrodestra. Una scelta fatta per la sua competenza amministrativa e per le sue qualità umane, posto che l'allergia alla violenza verbale è una virtù e non una pecca». E poi c’è chi si schiera al suo fianco per la scelta di aver abbandonato il confronto. Fabio Rampelli attacca gli avversari di Michetti: «Tre soloni che si permettono di criticare l'unico candidato credibile che, a loro detta, non conoscerebbe i temi trattati nell'incontro e parlerebbe del trapassato remoto. Non stiamo negli anni '70, la dottrina leninista della demonizzazione dell'avversario non la usa più nemmeno Putin». Da Forza Italia, Francesco Giro osserva che Michetti «non è un politico di professione e giustamente detesta questa logica partitocratica che nulla ha a che fare con i problemi di Roma». Peraltro, il profilo civico di Michetti sembra esercitare una certa attrattiva anche al di là dei confini del centrodestra. È infatti dell’altroieri l’endorsement del consigliere uscente di sinistra arcobaleno Fabio Piattoni che di lui ha detto: «Enrico Michetti è persona preparata e capace di mettere in campo tutte quelle azioni (rifiuti in primis) di cui Roma ha fortemente bisogno».

 

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