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Matteo Salvini frena sul partito unico. Silvio Berlusconi rilancia il progetto, ma viene gelato

Gianni Di Capua
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L’annuncio arriva da Berlusconi in collegamento telefonico dalla Sardegna proprio con la festa della Lega a Milano Marittima: «Matteo Salvini ha cominciato a ragionare su questa federazione. Io da lì sono partito a ragionare di partito unico. Queste cose ci hanno avvicinato ulteriormente. Stiamo lavorando in questi giorni a questa federazione». Un tema che il leader della Lega avrebbe preferito non affrontare ma che, tirato per la giacca, liquida con una battuta: «Sì, stiamo lavorando a delle liste uniche, perché bisogna velocizzare, semplificare e insieme contiamo di più. Però, prima io e Silvio lo facciamo e poi ve lo raccontiamo...». «Bravo Matteo, risposta perfetta», taglia corto Silvio Berlusconi. Per il resto Matteo Salvini, intervistato da Bruno Vespa, affronta tutti i temi sul tappeto. Iniziando dalla crisi dei grillini - «I 5 stelle hanno minacciato cinque volte di far cadere il governo, che poi se uscissero dal governo non penso che per l’Italia sarebbe un dramma ma tranquilli che non lo fanno per la poltrona» - fino alla tenuta dell'Esecutivo: «Rassegnato a votare nel 2023? Si, perchè la metà dei parlamentari 5 stelle voterebbero anche il governo Topolino per non andare a casa. È difficile pensare a un Parlamento che si autoelimina, può essere che si arrivi al 2023».

 

 

Ma soprattutto è intervenuto sul possibile obbligo dei vaccini: «Obbligare i bimbi a vaccinarsi è fuori dalla realtà, faccio appello a mettersi in sicurezza, ma nessuno deve sentirsi obbligato». Poi sul green pass: «Applicarlo oggi significa escludere dalla vita 30 milioni di italiani». Intervento segnato da applausi e terminato con il leader della Lega che dal palco canta «Romagna mia». Nel pomeriggio c’era stato uno scontro violentissimo proprio tra Slavini e Enrico Letta. A far infuriare il segretario Pd, di buon mattino, è la lettura dei giornali: «Conte fa il suo lavoro di sabotatore e Letta gli fa da palo», è la sintesi fatta dal leader della Lega. La replica del leader Dem non sì fa attendere «Palo? Sì, il linguaggio col quale probabilmente sei abituato a parlare con i tuoi consiglieri facili di pistola, Adriatici a Voghera o Aronica a Licata», cinguetta piccato, riferendosi all’assessore leghista che ha ucciso un immigrato e al consigliere comunale agli arresti domiciliari per aver sparato all’ex socio in Sicilia. «Letta ha il nervo scoperto», commenta Salvini dalla spiaggia.

 

 

Anche al Nazareno, dove sono abituati alla «lotta politica» con «l’alleato pro tempore», il livello di guardia si alza. «Questi toni vanno bene con i suoi dirigenti politici adusi alle armi, è evidente che il Papeete a Salvini continua a dare alla testa», è il messaggio che viene recapitato. La posizione del Pd è netta: non solo «dalla Lega è arrivata una condanna troppo blanda rispetto alla degenerazione molto grave compiuta da due suoi rappresentanti locali che sono passati da legittimare chi usa le armi per difenderli a usarle essi stessi», ma l’ex ministro dell’Interno, «con quel linguaggio da Papeete, ha mentito, negando la mediazione avvenuta sulla riforma della Giustizia che ha visto protagonisti tutti i partiti, compresa la Lega di Giorgetti». Il Pd,viene sottolineato, «ha chiesto dall’inizio dei miglioramenti del testo e in funzione di questo la partita riaperta».

 

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