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C'è il semestre bianco, arrivano i picconatori e parte l'assalto a Mario Draghi

Carlo Solimene
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Mario Draghi l’aveva capito in tempi non sospetti: «Il semestre bianco di fatto è già cominciato - diceva una settimana fa - perché già adesso non ci sarebbero i tempi tecnici per sciogliere le Camere». Da giovedì si può dire lo abbiano capito anche i partiti della sua variegata maggioranza, che mai come nelle otto lunghissime ore del Consiglio dei ministri sulla riforma della Giustizia ne avevano messo in discussione la leadership. Il «liberi tutti» tanto temuto, insomma, è arrivato. E aver troncato parti della riforma Cartabia per andare incontro ai desiderata delle varie forze politiche costituisce un precedente pericolosissimo. Cosa accadrà nelle prossime settimane quando il governo sarà alle prese con riforme e decisioni potenzialmente ancora più divisive? Fino a qualche giorno fa, di fatto, Mario Draghi aveva fatto il bello e il cattivo tempo. Sulle macerie di partiti alla ricerca d’autore, aveva imposto il suo decisionismo, all’insegna dell’one man show. Un atteggiamento palese soprattutto sulle nomine, quando con un tratto di penna il premier aveva cancellato l’era Conte (leggasi Arcuri e Vecchione) senza che i Cinquestelle potessero proferire parola. O aveva deciso in beata solitudine una partita generalmente delicatissima per la politica come quella dei vertici Rai.

 

 

Non che i partiti avessero accettato tutto pacificamente. La Lega si era astenuta polemicamente in Cdm sul decreto Aperture, i leader di LeU avevano invitato Marco Travaglio alla festa di partito ben conoscendo idee e toni del direttore de Il Fatto, svariati parlamentari del Carroccio si erano fatti vedere nelle piazze «no pass» sapendo perfettamente che sarebbero stati immortalati vicini a cartelli con sovrapposte le fattezze di Draghi e di Hitler. Mal di pancia in fondo tollerabili. Sulla Giustizia, però, è stato diverso. Giuseppe Conte, alla prima partita da leader dei grillini, ha infilato granelli di sabbia nell’ingranaggio finora perfetto di un premier che sembrava andare veloce come il vento. E ha fatto capire come intende rendere difficile la vita al successore nei prossimi mesi. Il prossimo guanto di sfida sarà lanciato sulla scuola. Per comprenderlo basta aver ascoltato le parole dell’ex ministra Lucia Azzolina, contiana di ferro, che si è già detta contraria all’immunizzazione obbligatoria dei docenti, gradita invece al premier. E sul Fisco? La prossima riforma in programma si farà quasi a costo zero (il «fondo» apposito consiste di appena 2,5 miliardi) e quindi rivedere le aliquote significherà scontentare qualcuno per accontentare qualcun altro. Chi si farà interprete delle categorie deluse? E se Draghi per aumentare la dotazione per tagliare le tasse insistesse nel proposito di non spendere più 5 miliardi per il cashback di Conte, come la prenderebbe Giuseppi? Ma l’elenco dei potenziali scontri è lunghissimo.

 

 

Salvini ha già preteso e ottenuto un incontro con Luciana Lamorgese per contestarle le politiche sull’immigrazione, il Pd affila le armi per quando si parlerà di riformare il pubblico impiego, Forza Italia attende con attenzione le proposte sulla concorrenza. Il rischio, insomma, è un vietnam continuo con la consapevolezza che con il semestre bianco in corso le Camere non saranno sciolte e pure dopo che sarà eletto il prossimo presidente della Repubblica ci vorranno mesi prima che si possa realmente tornare alle urne. Resta la domanda sul movente di questo potenziale caos: cui prodest? Ma c’è l’imbarazzo della scelta. Perché ci sono le Amministrative e i partiti hanno bisogno di bandierine da agitare. E perché Conte non ha ancora digerito il disarcionamento da Palazzo Chigi. Nella sua ottica mettere i bastoni tra le ruote a Draghi significa sporcarne l’immagine di invincibile, alimentare la narrativa sul «quando c’era Giuseppi a Palazzo Chigi...» e, non ultimo, rendere meno scontato il passaggio dell’attuale premier sul Colle più alto della Capitale. Convenienza partitica, vecchi rancori, sogni di riscatto. Prepariamoci a mesi di lotta «Conte»nua.

 

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