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Mario Draghi ha scelto il suo preferito: è il poltronista Luigi Di Maio

Arnaldo Magro
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Il sorriso largo sul volto del ministro Marta Cartabia, fa intendere che la partita è stata vinta, non senza una grande soddisfazione. Conscia che il risultato, per quanto scontato, avrebbe comportato un notevole dispendio di energie per il governo. Vittoria piena e duplice da attribuire a Mario Draghi. Soprattutto dopo le scaramucce dei contiani. Sono le 14.40 quando i grillini, inscenano una finta rivolta a Cdm in corso. Minacce alle quali de facto, nessuno crede. «Non abbaiare se non sei in grado di mordere» recita un vecchio adagio napoletano. Il premier Draghi, in poche parole, spiega a Luigi Di Maio la sua alterazione: «Vi concedo di indorare la pillola con la stampa, ti do due ore di tempo per parlare con i tuoi e per riportarli alla ragione». Sa bene il Presidente del Consiglio, che l’unica identità dei cinque stelle, è diventata quella di governo. Pronti a rinnegare le origini tutte, pur di mantenere la poltrona, dirà poi Matteo Renzi.

 

 

Sarà anche per questo, che Mario Draghi, ha individuato nel più democristiano di tutti, Luigi Di Maio, il suo unico interlocutore tra i 5 stelle. Lui e nessun altro. L’uomo capace di sopravvivere a tre governi diversi, ricoprendo per tre volte, il ruolo di ministro. I rapporti tra il Premier e Giuseppe Conte sono in realtà di mera cortesia e decisamente tiepidi. La qual cosa, non dispiace affatto a Luigi Di Maio. Di Maio porta a casa la trattativa con i suoi in un baleno e si allinea alle precise volontà di Mario Draghi, addirittura prima che le due ore possano rintoccare. Qualcuno spiegherà in seguito a Conte, ciò che dinnanzi ai media, potrà rivendicare come una vittoria di Pirro. Draghi si intesta invece la prima delle tre grandi riforme, promesse all’Europa. Ne mancano ancora due, davvero complesse: Fisco e concorrenza. Nulla appare impossibile, con i cinque stelle come azionisti di maggioranza poi, tutto è fattibile. Del resto opportuno è ricordare il monito di Carlo Maria Martini: «La politica è l’unica professione senza una specifica formazione. I risultati sono di conseguenza».

 

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