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L'ultimo flop di Domenico Arcuri a Invitalia. Le critiche della Deloitte al bilancio e la maxi-voragine

Tommaso Carta
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Il contratto appena siglato dalla presidenza del Consiglio non rappresenta il primo ritorno di Domenico Arcuri sotto i riflettori dopo il «licenziamento» dalla gestione dell’emergenza Covid. Nei giorni scorsi, infatti, «La Stampa» aveva dato notizia delle criticità evidenziate dalla Deloitte all’ultimo bilancio di Invitalia, guidata proprio dal supermanager chiamato da Conte per tutte le tematiche legate all’epidemia. Ebbene, la società di revisione dei conti, alla quale sono affidati i giudizi sui bilanci di Invitalia, riscontrando alcune irregolarità. Per i revisori, nel bilancio 2020 mancano 20,5 milioni di perdite. Secondo la critica di Deloitte, gli utili della società pubblica sarebbero stati 16,4 milioni e non i 36,9 annunciati da Arcuri e approvati «senza rilievi» dall’assemblea degli azionisti. Cioè dal Mef, unico azionista, al 100%.

 

 

Questi 20,5 milioni che ballano sarebbero legati alle svalutazioni degli immobili che rientrano nel piano di dismissioni di Invitalia. Secondo i revisori tali rettifiche sono state inserite dalla società, volontariamente ed erroneamente, «nel prospetto della redditività complessiva anziché nel conto economico» come previsto dai princìpi «Ifrs» adottati dall'Ue. E ciò, sempre secondo Deloitte, «costituisce una deviazione rispetto a tali princìpi, in quanto non ricorrono le circostanze previste per la deroga dalla loro applicazione».

 

 

Successivamente proprio Invitalia ha precisato che, in attuazione del Dl 34/2020, ha definito un piano di razionalizzazione e dismissione di alcuni asset immobiliari valutati da esperti indipendenti e trattati in bilancio ai sensi della suddetta norma. «Nella relazione della Deloitte, che ha approvato il bilancio, si legge: "Il bilancio d'esercizio fornisce una rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale e finanziaria della società al 31 dicembre 2020"». La figuraccia però è rimasta. E si è aggiunta a tutte quelle collezionate da Arcuri nell’anno in cui è stato il dominus della gestione della pandemia. Fallendo su mascherine, banchi a rotelle, primule e tanto, tanto altro.

 

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